#6 - Il pianto che nessuno udrà
di
Xel aka Joji
Cecilia Reyes chiuse la porta del suo ambulatorio.
Lo scatto della chiave nella serratura fu accompagnato da un secco brontolio
del suo stomaco: aveva passato tutto il giorno a lavorare e non aveva pranzato
con più di qualche cracker, e adesso sentiva proprio il bisogno di buttar giù
qualcosa di sostanzioso.
Non ebbe però il tempo di iniziare a riflettere su dove andare a cenare, che si
trovò un corpo riverso ai piedi: era una ragazza, poco più che diciottenne, con
dei corti capelli biondo platino.
"Ehi, sorella, abbiamo dato giù con la birra?" esclamò la donna, ma
dopo una prima occhiata intuì che la situazione non era rosea: il volto della
donna era una maschera di dolore, teneva le mani sullo stomaco e la pelle aveva
un colorito giallastro.
La sollevò con gran fatica e la condusse dentro l'ambulatorio.
Vivere... volevamo solo vivere...
Ghost osservava in silenzio, le figure, simili a fuochi fatui che gli
fluttuavano intorno.
Erano presenze inconsistenti, fiammelle di tinte bluastre che ondeggiavano con
ritmo ipnotico.
Le lingue di fiamme azzurre prendevano, in quel giro vorticoso, i tratti di
volti umani che lo richiamavano con voce pigolante.
Perché non possiamo vivere?
Ghost si portò le mani alla nuca.
Erano giorni ormai che quelle voci gli rimbombavano nelle orecchie.
"Cosa volete da
me?" chiese lo Spirito della Vendetta.
Vivere... vogliamo solo vivere...
"Io posso dare solo
vendetta..." annunciò Ghost.
E sia...
Cecilia trattenne un colossale sbadiglio portando una mano davanti alla bocca.
Una tazza di caffè fece capolino davanti al suo viso.
Fissò il fumo perlaceo che si mischiava ai raggi del sole albeggiante, poi
afferrò la tazza e bevve una profonda sorsata.
"Mi spiace... l'abbiamo trattenuta così a lungo... probabilmente ora dovrò
andare a lavorare, senza neanche un'ora di sonno..." disse il sergente
Cooper sedendosi accanto alla donna.
"È morta?" tagliò corto Cecilia.
Lo sguardo del sergente valse più di mille risposte.
Cecilia calò gli occhi sulle punte delle sue scarpe: sembravano così lontane.
"L'emorragia interna l'ha stroncata..." l'uomo si sedette accanto
alla donna, sui gradini dell'ospedale; tese la mano con fare indeciso, la
ritrasse indietro e infine la poggiò sulla spalla della donna "Non si
crucci... lei ha fatto tutto quel che poteva. Ma non c'era niente da
fare."
Cecilia si tolse gli occhiali da vista e sbatte le palpebre "Non mi è mai
capitato... di perdere un paziente..."
"È un brutto mondo, miss..." il sergente deglutì "Lei non è una
bambina. Non c'è bisogno che le dica io quanta gente muore al giorno d'oggi...
Il mondo è uno schifo. Non ci si può fidare di nessuno e..."
Cecilia si alzò di scatto, facendo quasi scivolare il sergente Cooper a terra.
Strinse i denti sul labbro, increspando l'angolo della bocca e ripeté "Non
mi è... mai capitato..."
Ghost Rider percorreva le strade di San Francisco in sella alla sua moto.
Come ogni volta che si muoveva per la città le anime innocenti il cui sangue
era stato versato, richiamavano la sua attenzione.
Il loro richiamo era come la luce di un faro, che lo attirava verso il luogo
dove poteva consumare la vendetta.
Ma quel giorno, nessuna delle anime che chiedeva vendetta sarebbe stata
ascoltata, nessuno di quei fari sarebbe stato raggiunto.
Tutta la giornata l'aveva passata seguendo quelle voci acute e sfuggenti, che
chiedevano vendetta per la vita negata.
Aveva abbandonato la sera prima comunità dei Sotterranei, dove era stato
riammesso alcuni giorni prima, ed erano ormai più di dodici ore che vagava per
la città incurante della polizia da cui era ricercato.
Ma girava a vuoto, le voci non lo portavano da nessuna parte.
Decise di ritornare nel posto che poteva quasi chiamare casa e rimandare la sua
ricerca a più tardi.
Così sterzò e tornò sui suoi passi, nonostante i pigolii di protesta delle
voci.
Cecilia non tornò all'ambulatorio quel giorno.
Rimase all'ospedale, assistette al triste rito del riconoscimento della salma
da parte dei genitori della ragazza.
La madre, una donna ossuta e dall'aria fragile, scoppiò in un pianto isterico.
Il padre, un uomo imperterrito e con sguardo severo, rimase immobile ad
osservare la figlia con occhi lucidi.
Cecilia li guardò in disparte, in un angolo della stanza, tormentando un
fazzoletto di carta.
Era indecisa, doveva parlare con i due, ma sarebbe stato un gesto così
insensibile farlo in un momento del genere...
Ma poteva davvero aspettare?
Aveva parlato con i dottori.
Sapeva cosa era successo.
Sapeva che in quei giorni andavano aumentando i casi.
E sapeva che sarebbe andata a toccare una corda dell'intimità di quelle
persone.
Ma sapeva anche che altre vite erano in pericolo.
Si spazzò dalle mani i residui di carta e si avvicinò alla coppia.
La casa di Papa Dino.
Una villetta isolata, a qualche chilometro da San Francisco.
A guardarla da fuori, poteva sembrare una casa come tante.
Ma dentro, era protetta da quanto di più efficace ci fosse sul mercato.
Sotto la casa si estendeva per decine di metri un bunker, con dozzine di
corridoi e trappole, e in una stanza, la cui collocazione esatta nel dedalo,
era nota solo a pochi, si trovava Papa Dino.
Quelle precauzioni per lui erano semplicemente necessarie.
Era pur sempre il boss del crimine di San Francisco, aveva le mani invischiate
in più attività criminali di quanto si potesse immaginare, naturale, dunque,
supporre che molti fossero quelli che lo avrebbero volentieri spedito sotto
terra.
Per questo, la maggior parte del suo tempo, Papa Dino la passava in quelle
recondite stanze, in compagnia dei suoi tre camerieri personali: Alberto,
Antonio e Alfredo.
Tre uomini dallo sguardo glaciale, ammantati in completi neri, che si muovevano
solo per ordine dell'uomo sempre seduto sulla poltrona di vimini che
circondavano.
Una donna entrò nella stanza, accompagnata da Alberto: era stata bendata.
"Allora... come vanno gli introiti del suo operato?" chiese l'uomo
sprofondato tra i cuscini della sua poltrona.
La donna, capelli rossi e indosso un completo verde da sala operatoria, rispose
con un sorriso "Ottimamente... Le operazioni sono in aumento. La voce ha
cominciato a spargersi, anche grazie ai forum su internet e arrivano ragazze e
donne da tutta l'America. I prezzi e la copertura che offriamo non hanno
concorrenza."
"Perfetto..." sibilò l'uomo "Puoi tornare pure alla tua base di
operazioni. Ah, quasi dimenticavo... Al servizio di guardia verrà aggiunta una
nuova recluta. Si fa chiamare il Sudario, È entrato da poco nella nostra
organizzazione e dobbiamo verificare se possiamo fidarci di lui. Ovviamente,
per la nostra salvaguardia, non è stato informato su quale sia il lavoro che
viene svolto..."
La donna fu accompagnata all'uscita della villa, dove una limousine la
attendeva per riportarla in città.
Il suo nome non era importante.
Non lo ricordava o forse più semplicemente aveva voluto dimenticarlo.
l'unico modo in cui voleva sentirsi chiamare era Il Chirurgo.
Perché era ciò che era, lo sapeva bene che non aveva altro scopo nella vita se
non il trafficare su un corpo con un bisturi in mano.
E fino a qualche tempo prima la sua vita era stata privata di quello scopo,
ridotta ad un’esistenza insensata, chiusa in un carcere per colpa di un
vigilante in costume rosso.
Ma Papa Dino l'aveva liberata e le aveva restituito di nuovo uno scopo...
"Sto parlando di aborti praticati illegalmente e in condizioni igieniche
da far rabbrividire un maiale! Sono chiara adesso?"
L'intero Personale dell’Ufficio Investigazioni al Quartier Generale della polizia si voltò verso la scrivania del
sergente Cooper dove l'uomo stava fronteggiando un'agguerrita Cecilia Reyes.
"Dunque, devo metterlo su un vassoio d'argento o è chiaro?" esclamò
la ragazza battendo le mani sul tavolo.
"Mi spiace Miss, ma non posso farle accedere ai dossier della
polizia." rispose Cooper.
"Oh Cielo! I dottori all'ospedale mi daranno ragione! Ci sono un sacco di
potenziali vittime in giro per la città. Se mi faceste controllare i vostri
archivi..."
Una mano si poggiò sulla spalla della donna: era Robert O'Hara, il Presidente
della Commissione di Polizia.
"Signorina, forse dopo aver tolto la taglia alla testa di Ghost Rider si
sarà convinta che i civili possano comandare in polizia, ma le assicuro che non
è così..." fece l'uomo "Quindi cortesemente si levi dalle scatole,
dato che qui abbiamo da fare."
Cecilia lo guardò indispettito e poi abbandonò la stazione di polizia
sbuffando.
"Ma forse se tutti i poliziotti avessero il cipiglio di quella donna,
questa città sarebbe messa molto meglio." Mormorò Cooper alle spalle di
O'Hara quando Cecilia era già fuori.
O'Hara gli lanciò un'occhiata torva.
"Cos'era quella confusione?" chiese Gabriel sfogliando distrattamente
un libro.
Michael scostò la tendina del loro ufficio "È quella donna... quella che
ha scoperto che il cadavere che avevo lasciato nella prigione era un
falso..."
"Ah, la protetta di Raphael? E cosa ci fa qui?" la ragazza chiuse con
un botto il libro "Anzi, che ci facciamo noi qui?! il tuo piano per
incastrare Ghost è fallito e la nostra copertura rischia di cadere da un
momento all'altro, soprattutto dato che anche quei Project Sabbath si sono
stabiliti a tempo indeterminato presso il Q.G. della polizia! Visto che loro
lavorano veramente per il Governo potrebbero..."
"Dammi ancora un po' di tempo..." Michael si mordicchiò l'unghia del
pollice.
Cecilia si incamminò nervosamente verso il suo studio.
Aveva parlato con i genitori della ragazza.
Era stata una lunga discussione in cui aveva vinto le reticenze dei due e si
era fatto rivelare che la figlia era incinta, al quinto mese.
Una gravidanza non voluta, in fondo era solo al primo anno di università ma i
genitori, profondamente credenti, non le avevano permesso di abortire.
Cosa che a quanto pareva, lei aveva fatto di nascosto.
I medici che avevano cercato di salvarla l'avevano riscontrato, ed era anche
stato chiaro che l'operazione non era stata svolta nel migliore nei modi.
Avevano anche informato Cecilia che quella era la settima ragazza nel giro di
un mese a finire all'ospedale per quel tipo di disagio, ed era la seconda a
morire.
"E sarà anche l'ultima..." mormorò Cecilia avvicinandosi ad un
telefono pubblico: tirò fuori dalla tasca un foglietto sui vi era il numero
della migliore amica della ragazza morta e lo compose.
Dormivamo... stavamo solo dormendo...
"Ghost?" Beck si avvicinò allo Spirito della Vendetta.
Perché il nostro sogno non deve aver fine?
La ragazza poggiò la mano sulla spalla di Ghost, che sobbalzò drizzandosi in
piedi.
Beck fece un passo indietro "Scusa... io non volevo.."
"Io... non ti avevo
sentito arrivare..." mormorò Ghost: era vero, tutta la sua
attenzione era presa dai gemiti lamentevoli dei fuochi fatui.
Fuochi che Beck non poteva vedere.
Ma davanti agli occhi di Ghost la ragazza appariva come circondata da quelle
fiamme azzurre, le cui cime la sfioravano e avvolgevano.
Perché lei non dorme? Perché lei può vivere? vogliamo vivere anche noi!
Il pigolio divenne ancora più acuto ed incessante.
Senza dire una parola Ghost saltò in sella alla sua moto e sfrecciò fuori dai
tunnel dei sotterranei, lasciando Beck con un palmo di naso.
Non viviamo
Non sappiamo cos'è vivere.
Non abbiamo mai vissuto.
Sognavamo.
Sognavamo la vita che avremmo vissuto.
Sognavamo la vita che ci è stata negata.
Non abbiamo mai pianto.
E per questo il nostro primo pianto mancato, un pianto silenzioso eterno
risuonerà.
Finché la nostra esistenza negata non sarà ripagata
Le voci risuonavano sempre più forti.
E la strada verso cui guidavano Ghost si faceva man mano più chiara.
Cecilia si strinse nella sua giacca, per sfuggire al freddo abbraccio della
brezza serale, mentre suonava al campanello del magazzino.
Una voce gracchiò dall'altoparlante "Chi è?"
"Mi hanno detto... che potete aiutarmi… per un mio... problema..."
mormorò cercando di sembrare il più spaventata possibile.
"Accomodati..." la porta si aprì con uno scatto.
E Cecilia si trovò in una sala d'attesa tutt'altro che accogliente: due
panchine di legno piantate sui lati, muffa in crescita sui muri, un odore di
stantio.
Sulle panche erano sedute due donne, che si guardavano intorno con occhi
spaventati.
Cecilia sapeva perché; erano lì per abortire, in totale anonimato, sicure che
non sarebbero state mai rintracciate.
Ignorando che però, questo anonimato, metteva in gioco la loro stessa salute.
Una porticina si aprì e nella stanza entrò una donna dai capelli rossi, che le
porse una mano "Hai fatto bene a venire da noi... abbiamo a cuore le
situazioni come la tua..."
"Grazie... mi chiedevo però... quanto sarebbe costato..."
"Certo, parliamo però nel mio studio..." La donna le fece cenno di
seguirla.
"Grazie, Mrs..."
"Chiamami solo: Chirurgo."
La moto di Ghost puntava dritta verso il magazzino, quando una figura nera
comparve in mezzo alla strada, obbligandolo a frenare.
"Chi sei tu?"
chiese, ignorando i pigolii dei fuochi fatui e squadrando il nuovo venuto:
sembrava un'ombra che avesse preso d'improvviso consistenza, con un mantello e
dei guanti bianchi.
"Ti sei dimenticato di me? Il mio nome... è Latore di Morte..." la
figura giunse i pugni e poi li allontanò, tra le sue mani si formò quella che
sembrava una falce "Io porto un dono, il mio dono è la morte... E sono qui
per te Ghost Rider..."
"Mi ricordo, di
te... ci siamo incontrati molto tempo fa. Cosa vuoi da me?"
"La cosa che proteggi..." Latore di Morte saltò contro lo
Spirito della Vendetta "Che ti porta a violare le leggi naturali di questo
mondo."
Ghost lo schivò, saltando il marciapiede e gli lanciò contro la catena "Mai! Ho giurato di
protegg..."
Latore di morte aveva lasciato che la catena gli si avvolgesse attorno
all'avambraccio e poi con un colpo secco aveva trascinato verso di se,
allungando la falce e trafiggendone il petto.
Ghost lanciò un grido lungo e acuto.
"Fa male vero? Anche se il tuo corpo non è umano... lo senti gelare e
bruciare allo stesso tempo..." Latore sovrastava Ghost, avvicinando le sue
affusolate dita nere al teschio "E adesso, devi liberare..."
"NO!"
Ghost lo colpì con un poderoso pugno alla vita e lo scagliò bel mezzo di un
incrocio lì vicino.
Latore di morte si rialzò a fatica "Allora.. dobbiamo fare le cose sul
serio, l'hai voluto t..."
Un clacson risuonò nell'aria e l'essere fu travolto da un camion, che lo spazzò
via, senza lasciare traccia di lui in mezzo alla strada.
Ghost non ebbe neanche il tempo di pensare a quello che era successo, i fuochi
fatui erano tornati ad avvolgerlo, reclamando a gran voce la loro vendetta.
"L'amica di una mia amica... mi ha detto che voi l'avete
aiutata..." Cecilia era seduta su una seggiola, con la schiena dritta e lo
sguardo fisso sul Chirurgo.
L'ufficio era grande poco più di uno sgabuzzino, con due sedie, una scrivania e
uno schedario, in un angolo faceva capolino una scala che scendeva in una
stanza sotterranea da dove Cecilia poteva sentire giungere al suo naso, forti e
chiari, gli odori tipici di una sala operatoria, misti ad un indistinto tanfo
di marcio.
"A quanti mesi sei?" chiese il Chirurgo.
"Sono... al terzo..."
"Bene... l'operazione non sarà un problema... e ti faremo un prezzo di
favore..."
"Mi opererà... lei?"
"Certo... sono una maga con i bisturi." Per un attimo gli occhi della
donna brillarono. "Non ho bisogno di alcun tipo di assistente." Il
Chirurgo si alzò e scivolò dietro a Cecilia poggiandole le mani sulle spalle
"Fidati di me, figliola, andrà tutto bene..." parlava con voce dolce
e suadente "Sono un medico, so quello che dico. Sono qui per aiutarti, non
ti farei del male... Il compito di un medico è quello di risolvere le
situazioni difficili in cui le persone vengono a trovarsi."
Cecilia, che fino a quel momento aveva ascoltato le parole della donna
mordendosi il labbro, esplose.
Si alzò di scatto colpendo con il dorso della mano la guancia del chirurgo,
facendola cadere a terra.
"Aiutare? Medico? Come puoi dire delle idiozie così colossali? Un medico
non potrebbe mai operare un aborto in condizioni igieniche così penose! E
dovrebbe assicurarsi che la paziente possa reggere il peso emotivo di un passo
così grande!" Cecilia urlava con tutta la voce che aveva in gola "Non
ti permetterò di rovinare altre vite!"
Il chirurgo sorrise "Come siamo idealisti ragazzina...", si alzò di
scatto, tirando fuori quattro bisturi dalla manica "Il mio lavoro è
questo. Mi pagano e sono felice. Punto. Me ne frego di questi insulsi ideali.”
I bisturi stridettero contro il campo di forza che si era formato attorno al
braccio di Cecilia.
La ragazza approfittò dell'attimo di stupore della donna per colpirla con un
pugno al naso.
Cecilia guardò con aria soddisfatta il Chirurgo cadere a terra con il sangue
che le colava copiosamente sulle labbra, quando sentì uno scatto alle sue
spalle.
Si voltò e vide quattro uomini in nero, saliti dalla sala operatoria, che le
puntavano contro le loro pistole.
"Hai fatto male i conti bella... è vero, non ho collaboratori. Ma con me
ci sono le guardie che mi ha concesso Papa Dino." Ridacchiò il Chirurgo,
ripulendosi il sangue sul dorso della manica.
In quell'esatto momento la parete della stanza cadde a pezzi, sfondata dalla
moto di Ghost.
I quattro uomini, in preda al panico iniziarono a sparare all'impazzata.
Il Chirurgo si rifugiò dietro la scrivania e Cecilia le fu subito addosso: tra
le due iniziò una lotta che non lesinò colpi bassi, come tirarsi i capelli e
mordersi il collo.
Ghost fece roteare la catena, colpendo le guardie e facendole cadere a terra
prive di sensi: attorno a lui, i fuochi fatui turbinavano con moto incessante,
gridando in modo ossessivo.
Volevamo VIVERE! Ripagaci della vita negata, ripagaci del sogno infranto,
ripagaci del sonno volato! Lei! È lei la causa di tutto!
"Mostrati, donna! È
giunto il momento che tu paghi per i tuoi peccati!" gridò Ghost,
puntando verso la scrivania dietro la quale si era nascosta Il Chirurgo.
La donna si alzò, parandosi dietro Cecilia, teneva in pugno la ragazza
torcendole un braccio dietro la schiena e puntandole un bisturi sulla giugulare
"Fai una mossa e lei è morta!"
Ghost indugiò: per quanto le voci delle anime rimbombassero nel suo cranio,
spingendolo sull'orlo della follia, non poteva mettere in gioco la vita di
Cecilia.
"Ora... tu stai qui, calmo, mentre io me ne vado via..." il Chirurgo
lentamente si trascinava verso la porta senza mollare Cecilia, quando una nube
nera l'avvolse.
"Ma... cosa?" disorientata, la donna lasciò Cecilia, e iniziò a
girare su se stessa, fendendo l'aria con il bisturi, finché un pugno la colpì
alla nuca, facendola scivolare priva di sensi ai piedi del Sudario, che era
apparso dal nulla.
"A quanto pare ci sei riuscito Ghost Rider... hai fatto saltare la mia
copertura." Mormorò il vigilante, fissando Ghost e Cecilia "Ero
riuscito ad infiltrarmi nell'organizzazione di Papa Dino... ero riuscito ad
avvicinarmi alla sua organizzazione... Ma ho dovuto rivelarmi per salvare
quella donna... Adesso dovrò ricominciare tutto daccapo, prendendomi il tempo
necessario affinché Dino abbassi di nuovo la guardia... Avete entrambi un
debito nei miei confronti e non lo dimenticherò facilmente."
E così dicendo, sparì.
"Senza dubbio un gran simpaticone..." commentò Cecilia.
Ghost si avvicinò al Chirurgo e la sollevò da terra tenendola per il collo: era
il momento si servire la vendetta, in modo che le anime si placassero.
Le orbite scure di Ghost fissarono quelle della donna.
Il chirurgo si sentì sprofondare in un abisso di dolore, si sentiva priva di
forze, incapace di muoversi, ma cosciente di una imminente minaccia alla
propria incolumità.
Voleva afferrare i suoi bisturi, per proteggersi, ma non li aveva, le erano
stati tolti: era stata di nuovo privata della sua unica ragione di vita.
La donna si raggomitolò a terra, piangendo e singhiozzando.
I fuochi fatui le volteggiarono attorno e poi tornarono a parlare a Ghost.
Lei vive, perché vive se noi non viviamo? Noi vogliamo vivere! Perché gli
altri vivono Se noi non viviamo? Non farla vivere! Non fare vivere nessuno!
Nessuno deve vivere! Nessuno deve sognare!
Ghost portò le mani alla nuca, sentiva il cranio esplodere per quelle voci
acute come un fischio che gli martellavano i timpani.
"Non posso… io non
posso..." gridò, sotto gli occhi stupiti di Cecilia che non capiva
cosa stesse succedendo.
Dalla parete, uscì fuori la donna incappucciata, che, levitando, giunse al
cospetto di Ghost.
"Perché... le anime
in pena... non si ritraggono?" le chiese Ghost.
"Ma con chi stai parlando?" gli chiese Cecilia.
"Mai come ora, sei stato vicino alla morte... La tua esistenza va avanti
sul confine che separa il regno dei vivi da quello dei defunti... Per questo
puoi vedere le anime dei morti, per questo i defunti ti chiedono vendetta... E
queste anime destinate al limbo, trovano in te qualcosa che è a loro familiare...
Perché il tuo mondo è il limbo e di esso porti qualcosa con te. Queste anime
potrebbero anche non abbandonarti mai. Potrebbero rimanerti accanto,
spingendoti fino alla follia... tuttavia..." la donna allungò una mano, i
fuochi fatui si fermarono e poi le volarono incontro, sparendo nel suo palmo
"Tuttavia, per questa volta ti ho aiutato. Ma non si ripeterà più. Sii
cosciente di quale destino di attende se continuerai per la tua strada e infine
deciditi a darmi ciò che mi spetta di diritto."
Le sirene della polizia risuonarono nell'aria.
"È meglio...
andare..." Ghost si rialzò a fatica, facendo leva sulla moto "Se vuole posso
accompagnarla a casa, Miss Reyes."
"Grazie..." fece Cecilia, lanciando un'ultima occhiata pensierosa al
Chirurgo prima di salire sulla moto.
"Le anime... dei bambini non nati?"
"Penso di
si..."
I capelli di Cecilia danzavano mossi nel vento, sprofondò il volto nella giacca
di Ghost, cercando conforto nell'intenso calore che emanava.
"Pensavo alle ragazze morte...o a quelle che sopravvivevano con il trauma
dell'aborto... ma non mi sono soffermata a pensare neanche un attimo... ai
figli... Nonostante io sia cattolica... ma dicevi sul serio, quando hai detto
che ti parlavano?"
Ghost non rispose.
Cecilia sospirò in silenzio: avrebbe tenuto per se tutte le domande che la
tormentavano, domande sulla giustizia e sul significato della vita; erano
domande che forse si sarebbe portata dietro in eterno o a cui un giorno avrebbe
potuto rispondere... o forse, semplicemente, prima o poi se ne sarebbe
dimenticata...
La villa di papa Dino.
Un uomo entrò nella stanza del boss.
"Papa Dino... abbiamo avuto un problema... il Chirurgo è stato arrestato
e..."
"Tsk... sapevo che quella donna era un anello debole... Il nostro traffico
sugli aborti si chiude qui..." fece il boss nell'ombra.
"Perdiamo così una grossa fetta di guadagni..." fece notare l'uomo.
"Grossa?" ridacchiò papa Dino, allungò una mano e mostrò una fialetta
con un liquido rosso "Questo si chiama rapture... è una droga
sperimentale... e arriverà a triplicare gli introiti della nostra
organizzazione... Altro che aborti!"
Rinchiusa in una cella, il Chirurgo era rannicchiata in un angolo con le
gambe strette al petto, che si guardava innanzi con occhi sbarrati: si sentiva
gelare senza i suoi bisturi, senza poter operare, si sentiva come morta...
"Ma Papa Dino mi farà uscire... si, lo farà… si... e allora sarà come
rinascere... si…"
Ogni cosa a questo mondo, ha un inizio e una fine. Opporsi al corso inevitabile
dell'esistenza significa violare un equilibrio che esiste da sempre.
Next Stage: Ghost Rider #7 Latore di Morte
San Francisco, sede della Weasley & Co. .
In una stanza segreta, di cui pochi erano poco a conoscenza, era in corso un
rito.
Sette donne erano riunite intorno ad un pentacolo.
Sei di loro, vestite con una tunica, erano sedute a terra, la settima, Meredith
Weasley, abbigliata con un elegante completo di Armani, era in piedi.
Delle sei donne sedute, tre avevano il volto scoperto, mentre altre tre avevano
il cappuccio calato.
Una delle donne con il viso celato, allungò lentamente una mano rugosa e tirò
giù il cappuccio: il suo volto era scavato, aveva profonde occhiaie sotto gli
occhi e le rughe tradivano la sua non più giovane età.
"Mia figlia... è morta... Mio marito l'ha buttata fuori di casa... perché
era rimasta incinta e non si sapeva chi era il padre... Io non volevo, ho
pianto, l'ho pregato... lui mi ha picchiato e mi ha detto di stare zitta... e
mia figlia è morta in una strada... perché aveva cercato di abortire in un
tugurio… tutto per colpa di mio marito... tutto per colpa degli uomini... loro
non ci capiscono... non ci capiranno mai... io non voglio vivere in un mondo
dominato dagli uomini... io voglio rinascere!"
Il sorriso di Meredith Weasley brillò nel buio.
#7
Latore di Morte
Ghost afferrò l'uomo per la collottola e lo sollevò all'altezza del viso.
Harvey Coldstone si sentì gelare mentre le orbite del teschio si allargavano
fino quasi a risucchiarlo.
L'uomo aveva appena aggredito il buttafuori di una discoteca, che non voleva
lasciarlo entrare, lo aveva preso a pugni e poi gli aveva inferto una
coltellata all'addome.
Quando Ghost mollò la presa, lasciandolo cadere a terra, Coldstone aveva gli
occhi sbarrati fissi nel vuoto e dalla bocca la sua voce usciva con un fremito
vibrante.
"Vendetta è
compiuta..." sentenziò Ghost e saltò in groppa alla sua moto,
lasciando che un capannello di avventori della discoteca circondasse l'uomo.
"Per quanto continuerai la tua opera di vendetta?" gli chiese la
figura incappucciata che era comparsa sul sellino posteriore della sua moto.
"Fin quando vi
saranno peccatori da punire." Rispose laconico lui.
"Ma sai bene che queste uscite notturne e i combattimenti, ti stanno
spossando... I giorni in cui hai avuto la taglia sulla testa hai consumato un
gran numero di energie. Ormai anche la tua forza vitale ti sta
abbandonando" la donna carezzò il petto di Ghost con la pallida mano
"Devi tornare nel limbo per riposare..."
"il Latore di
Morte... me l'hai mandato tu contro?" chiese Ghost.
"Il Latore di Morte..." ripeté la donna "Come era inevitabile,
altre forze stanno per scendere in gioco… e tu non potrai continuare ad opporti
per molto. Devi scegliere da che parte della barricata stare... o sarà peggio
per te e tutte le persone che ti circondano."
La figura incappucciata svanì e nelle orecchie di Ghost le sue parole si
mischiarono alle sirene.
Lo Spirito della Vendetta accelerò e sparì nella notte.
In un altro angolo della città.
Henry Hasseloff correva per la strada deserta.
Dietro di lui, tre moto lo inseguivano rombando.
Era appena uscito dal lavoro, dopo una serata di straordinari e i tre teppisti,
che lo avevano atteso sotto l'ufficio l'avevano messo spalle a muro per
rapinarlo.
Lui era riuscito a scappare, ma i tre avevano subito inforcato le loro moto e
gli erano corsi alle calcagna.
E così si trovava preso in mezzo in quella sadica versione di una caccia alla
volpe, correndo a perdifiato senza vedere davanti a se una via di scampo.
Oltrepassò un lampione, senza accorgersi della figura che vi era appoggiata,
che fece un passo avanti.
I tre teppisti in moto ebbero appena il tempo di distinguere i suoi contorni:
indossava un'armatura medioevale, con un lungo mantello rosso sulle spalle, ed
impugnava una lunga spada.
Poi i loro occhi non videro più niente.
Il cavaliere aveva teso la sua spada e le teste dei tre erano state staccate
con un taglio netto e pulito.
Le moto sbandarono sfasciandosi contro un muro, mentre le teste rotolavano a
terra.
Henry guardò stupito la figura a qualche metro di distanza.
Il cavaliere si voltò e annunciò con voce solenne "Non temere mortale, le
strade di questa città saranno più sicure ora che il Cavaliere del Teschio è
giunto per seminare vendetta!"
"Ieri notte, secondo le testimonianze, un uomo con indosso una maschera a
forma di teschio, avrebbe reciso le teste dai colli dei tre con un colpo
preciso."
Cecilia spense la tv.
E pensare che era venuta in quella città proprio perché sapeva che era un posto
tranquillo: se avesse voluto incontrare vigilanti e tizi in costume ad ogni
angolo sarebbe rimasta a New York...
Si rimboccò le maniche e tornò ad occuparsi dei suoi pazienti; quella mattinata
si era rivelata piena di lavoro, fin dall'alba: un bambino che si era sbucciato
il ginocchio, un operaio che si era slogato con un polso, una donna che aveva
avuto un calo di zuccheri, una ragazzina che era rimasta con una mano
incastrata nel tostapane.
Era stata così impegnata, che non era potuta neanche andare alla messa del
mattino: sperò di riuscire a chiudere l'ambulatorio ad un orario decente, in
modo da andare a quella della sera.
Verso l'una, stava per chiudere l'ambulatorio, quando Beck e Timothy bussarono
alla porta.
"Scusi il disturbo... potrebbe dagli un'occhiata? Si sente poco bene da
stamattina" disse Beck indicando il ragazzino.
"Si, certo... sdraiati sul lettino. Fece Cecilia "Come ti chiami,
piccolo?"
"Io sono Timothy…
"E che problemi hai Timothy?"
"Mi fa male lo stomaco..."
Cecilia gli tastò la pancia, poi gli misurò la temperatura e gli controllò la
gola.
"Gli faccia mangiare per qualche giorno verdure e riso in bianco e vedrà
che suo figlio starà meglio."
Timothy ridacchiò "Beck non è la mia mamma!"
"Già, l'ho accompagnato per conto di un'amica..."
"Ah, capisco... Comunque penso che abbia mangiato qualcosa di andato a
male..." Cecilia prese uno sciroppo dall'armadietto e glielo diede
"Prendilo per un paio di giorni prima dei pasti e tutto passerà..."
Terminata la visita, i tre uscirono insieme dall'ambulatorio.
"Non vi ho mai visto da queste parti.. venite da un altro quartiere?"
chiese Cecilia.
"No, noi viviamo sottoter..." Beck bloccò arrossendo le parole di
Timothy premendogli una mano contro la bocca.
"Ecco… scherza... è solo un bambino..." ridacchiò imbarazzata.
Cecilia la guardò interessata "Sottoterra? Non è che fate parte di quella
comunità sotterranea di cui aveva parlato Ghost?"
"Lei è amica di Ghost, signora?" chiese Timothy.
"Amica? Come no... andiamo insieme dal parrucchiere ogni
settimana..." sospirò Cecilia, poi arruffò i capelli al ragazzino "Eh,
piccolo... non chiamarmi signora. Mi fai pesare sulle spalle tutti gli anni che
non ho. Chiamami Cecilia."
"Come conosci Ghost, Cecilia?" chiese Beck.
"Beh, è un discorso un po' complicato..." Cecilia si grattò la tempia
"Diciamo che abbiamo finito per incontrarci un paio di volte... Ma
piuttosto parlatemi della vostra comunità Sotterranea..."
"A dire la verità..." tentennò Beck "Sarebbe proibito parlarne
con gli estranei..."
"Dai Beck! Cecilia è buona! È anche amica di Ghost! Ci possiamo fidare di
lei!" esclamò Timothy strattonandola per la manica della camicia.
Beck sorrise "Penso che hai ragione... però ora siamo in ritardo, non
vorrei fare preoccupare tua madre..." si rivolse a Cecilia "Ti va di
bere qualcosa stasera? C'è un pub al centro, si chiama Blue Lagoon, fa buoni
prezzi e c'è ottima musica. Che ne dici di vederci lì verso le otto?"
"Perché no?" si salutarono ad un incrocio e Cecilia proseguì da sola.
Si sentiva stranamente euforica, forse perché aveva fatto la sua prima amicizia
da quando era in città, ovviamente escludendo i suoi pazienti, i vigilantes, i
tizi in calzamaglia e i poliziotti...
"Salve bella signorina..." la salutò l'uomo coi capelli biondi
spuntando da dietro un angolo.
"Ecco... mi stavo dimenticando di lui..." mormorò tra se e se.
L'uomo le sorrise "Le cose vanno meglio nell'ultimo mese... ti sei decisa
a stare lontana dai giri pericolosi..."
Cecilia affrettò il passo "Si, infatti preferirei tenere le distanze da
te..."
"ma io non sono pericoloso..." l'uomo le porse una violetta "Tutt'altro...
se vuoi, chiamami per nome... Io sono Raphael..."
"E a cosa devo il piacere del tuo continuo interessamento nei miei
confronti?" chiese Cecilia senza voltarsi.
"ti ho a cuore, piccola Cecilia..." Raphael si fermò e la lasciò
proseguire da sola "Nel tuo avvenire potrebbero esserci grandi
cose..."
Cecilia si voltò, ma l'uomo era sparito "È un vizio, il suo..."
Si sfiorò i capelli con le dita e vide che la violetta era poggiata sul suo
orecchio.
Sospirando si diresse verso la tavola calda.
Centrale di Polizia.
Il sergente Cooper si infilò la giacca e indossò il cappello.
"Vai a pranzo Cooper?" chiese il suo Capitano
"Si."
"Senti, mi chiedevo se potessi farmi un favore..."
"Sentiamo..."
"Hai presente quei tipi di Washington?"
"Intendi i due che da un mese si sono stabiliti in questa centrale, si
fanno portare i pranzi in ufficio neanche fossimo al Gran Hotel, che non si
capisce cosa facciano ancora? Il tipo irritante coi capelli rossi e la tipa
svenevole coi capelli neri? Si.. ce li ho presenti... vagamente..."
"Ecco... mi hanno chiesto di venire affiancati ad un agente e..."
"Non vedo cosa centro io..."
"Beh, pensavo che tu..."
"Non mi metto a fare il babysitter."
"Cooper.. O'Hara li ha mandati in questo distretto perché non si fidava
del tutto di loro... Sta facendo delle ricerche presso L'FBI, ma nel frattempo
mi ha detto di tenerli d'occhio... Se ora li affiancassi ad un agente
qualsiasi, rischierei di perderli di vista, mentre tu..."
"Ok, ok... non partire con la sviolinata... Me li porto dietro io..."
Cooper si tolse il berretto e lo lasciò cadere sulla scrivania.
Intanto, nell'ufficio lì vicino, Gabriel guardò accigliata Michael.
"Sei sicuro di quello che vuoi fare?"
"Si... stiamo cominciando a destare sospetti. E siamo così occupati a sviarli,
che non ci stiamo occupando di Ghost Rider..."
"Tuttavia... coinvolgere un mortale... in questo modo..."
"Si tratterà solo di giocare con la sua mente... Faremo in modo di fargli
abbassare le difese e poi lo useremo come una pedina."
"È giusto usare i nostri poteri in questo modo?"
"Il mio unico interesse, è portare a termine la missione..."
Chiesetta di San Biagio.
Padre Bernard stava spazzando i gradini, quando vide una ragazza fermarsi alla
fine delle scale.
Luce osservò la chiesetta con un'espressione impassibile negli occhi.
"Cerchi qualcosa, figliola?" chiese l'uomo avvicinandosi.
"Nulla che si possa trovare qui..." rispose lei con un sorriso.
"Questa è la casa del signore figliola... ti posso assicurare che puoi
trovare qui tutto quello che cerchi."
Luce scoppiò in una risata acuta "Che antiquata visione cristianocentrica
del mondo, vecchio!"
Con un guizzo di disappunto la ragazza si accorse che l'uomo la guardava ancora
sorridente.
"Forse è vero... sono un po' antiquato nelle mie concezioni e si sa, che
ad una certa età è difficile cambiare il modo di pensare..."
Gli occhi di Luce lo fissarono privi di espressione "Ce ne sono pochi come
te, in questo mondo... Tutta la tua vita in quella chiesa... soddisfatto dalla
tua fede..."
"Io vivo per l'amore di Dio."
"L'amore di Dio..."
"Certo, figliola, Dio ci ama tutti, perché siamo tutti suoi figli. Avevi
dubbi in proposito?"
"No..." sul volto della ragazza si fece largo un sorriso nostalgico
"Io so... che Dio ama tutti... è per questo, che lo Odio."
"Figliola... se hai qualche problema e vuoi parlarne..." Padre
Bernard allungò una mano verso Luce.
"Non ho bisogno di niente!" La ragazza scostò la mano dell'uomo con
un gesto del braccio, fissandolo in cagnesco: gli occhi erano diventati due
fessure, le labbra strette fino a impallidire e per un attimo all'uomo parve
che i capelli avessero cominciato a fluttuare in aria.
Luce si voltò di scatto e se ne andò.
Il pomeriggio passò pigramente, e la sera iniziò ad avvolgere la città.
Ghost si rimise in sella alla sua moto, seguendo i richiami delle anime che
reclamavano vendetta.
Stava passando per un incrocio, quando il Latore di Morte gli piombò sulla
moto.
"Ti sono mancato?"
Ghost, preso alla sprovvista, sterzò bruscamente la moto finì per scivolare a
terra.
Il latore saltò un attimo prima che la moto cadesse, giungendo in cima ad un
lampione.
Ghost si rialzò rapidamente lanciando la sua catena "Ancora tu Latore di Morte? Credevo che quel
camion ti avesse fatto sparire per sempre!"
"Non sarai così sciocco da credere che basti così poco per mettermi in
difficoltà!" il Latore saltò giù dal lampione mentre la catena di Ghost ne
infrangeva la lampadina.
L'entità planò alle sue spalle; ancora prima di toccare terra tra le sue mani
si era formata una falce oscura e quando atterrò la sollevò in aria.
Ghost si voltò e tese la catena tra le due mani, bloccando l'arma.
"Perché devi farla così difficile? Questi scontri da fumetto mi
annoiano..." mormorò il Latore di Morte "Accetta l'abbraccio della
morte! Rifuggi dalla piaga che gli stolti chiamano vita!"
Ghost si lasciò scivolare all'indietro, poggiò un piede sul ventre del Latore
di Morte e con una rapida capriola lo gettò contro la vetrina alle sue spalle.
"Lo prenderò come un no..." Il Latore si fece avanti tra i vasi rotti
con aria minacciosa.
Auto del sergente Cooper.
L'uomo era abbastanza innervosito dal comportamento dei due agenti dell'FBI, a
partire dal fatto che si erano seduti tutti e due sul sedile posteriore,
trattandolo come fosse un tassista.
"Da quanto tempo è in servizio, sergente?" gli chiese Michael.
"Trent'anni tra due mesi..."
"Le piace come lavoro?" chiese Gabriel.
"Altrimenti non continuerei a farlo."
"Il tasso di criminalità aumenta di continuo a San Francisco, vero?"
"Già."
"Non è stressante vedere che il proprio lavoro non ottiene alcun
effetto?"
"Forse."
"Si è mai sentito inutile?"
Quella raffica di domande di Michael lo stava facendo esplodere.
"Non so da quanto tempo lavoriate per il governo... Ma c'è una cosa che ho
imparato da quanto sono in polizia: non esistono soluzioni rapide. Non è
possibile eliminare il male dalla società con un’azione radicale, come si
stesse lavando un panno unto."
"A quanto pare non ha molta fiducia nel suo lavoro..." sorrise
Michael.
"Al contrario, mio caro... La fiducia che ho nelle forze dell'ordine è
totale. Il mondo è marcio, gli uomini corrotti, il sistema fa schifo... ma fino
a quando ci saranno uomini che si dedicano ad essere fautori della legge, si
potrà mantenere in vita quel processo che consente la salvaguardia della
giustizia... Perché per me di questo di tratta, di un processo lento e
graduale... non pretendo di vedere tutti i criminali sparire dalla strada, le
soluzioni radicali non servono a nulla, se si cerca di sopprimere qualcosa, in
realtà lo si copre solo momentaneamente lasciandolo crescere fino a farlo
esplodere... Io credo che invece le singole azioni possano portare, nel tempo,
ad un graduale miglioramento."
Michael fece una faccia scocciata; non vista dal sergente iniziò ad illuminare
la propria mano.
Gabriel lo bloccò per polso.
"Che fai?" chiese il ragazzo comunicando mentalmente.
"Aspetta... le sue parole... il suo discorso... è stato molto bello. Il
suo punto di vista è molto interessante. Vorrei parlare ancora un po' con lui,
prima di..."
"Va bene... ma non voglio perdere troppo tempo."
D'improvviso la radio dell'auto pigolò.
Il sergente premette un pulsante e una voce gracchiante li informò che Ghost
Rider era stato avvistato al centro.
"Ci porti lì! Subito!" esclamò Michael.
"Spero che mi lasci una buona mancia..." Sbuffò Cooper.
"Katie, Katie!" il ragazzo, poco più che ventenne, entrò nella
stanza della sua amica di corsa.
"Che ti prende Ralph?" chiese Katie spegnendo lo stereo.
"Ci siamo! Ho intercettato una chiamata della polizia! Dei disordini al
centro! Ghost e un altro tizio..." il ragazzo parlava saltellando sul
posto "È la nostra occasione! Possiamo mostrarci di nuovo al
pubblico!"
"Finalmente!" Katie si alzò dal letto e corse all'armadio, tirandone
fuori dei vestiti.
In pochi secondi avevano indosso i loro costumi ed erano diventati i vigilantes
conosciuti come Carta e Bandana.
"Katie!" un ragazzino di circa diciotto anni fece capolino nella
stanza, seguito da un'altra ragazza "Andate al centro, dove c'è quel
casino? Posso venire anche io? Posso? Vi darei una mano!"
"Non se parla Max!" disse la ragazza al fratello "Tu non hai
poteri, saresti d'intralcio!"
Così dicendo Carta prese alcuni fogli di carta e modellò un aliante con il
quale lei e Bandana volarono fuori dalla finestra.
"Uffa... mia sorella si sbaglia, io non sarei d'intralcio! Mi
sottovaluta!" Max calciò il muro.
"Dai Max, chi se ne frega!" esclamò la ragazza che l'accompagnava
"Andiamo a prendere una pizza con i compagni di classe..."
"Non se ne parla, Britney! Se mia sorella e il suo amico diventano super
eroi io non starò certo a guardare!" sbuffò il ragazzo.
"non essere stupido,dai..."
"Stupida sarai tu! Fammi il favore di andartene ora, ho da fare."
disse spingendola verso la porta.
"Ma… Max! E la pizza?" esclamò interdetta la ragazza.
Max chiuse la porta senza risponderle
Prima che il Latore di Morte avesse potuto attaccare, il furgoncino dei
Project Sabbath si era fermato davanti a Ghost.
Ski Sokolowski, Salvador Garcia e Angela Sheen corsero fuori dal mezzo
impugnando dei fucili futuristici.
"Mani in alto, Ghost!" gridarono puntandogli le armi contro.
Per tutta risposta, Ghost fece sibilare nell'aria la catena, disarmando Ski e
Garcia, Sheen invece l'aveva evitato ed aveva premuto il grilletto colpendolo
con una raffica.
Ghost sentì il dolore divorargli il corpo.
"Fa male eh?" Garcia gli saltò addosso afferrando per il collo
"È la versione avanzata della tecnologia SHIELD delle pistole che usava la
squadra anti-Ghost!"
Ghost lo colpì con un pugno al volto, ma si trovò sotto il tiro di un altro
colpo del fucile di Angela.
Latore si era intanto spostato sul tetto di un palazzo ed osservava lo scontro:
non amava apparire in pubblico.
"Vuoi prendere la vita che Ghost Rider Sta proteggendo..." fece una
voce alle sue spalle.
Luce avanzò di qualche passo andando a fiancheggiarlo.
"Io devo esaudire il suo desiderio di morte..." si limitò a
rispondere lui.
"Ma la morte non ha ancora preso quella vita... anche se ci sta
provando..."
"Per questo devo intervenire io... per riportare l'ordine naturale delle
cose al suo equilibrio.”
Luce scoppiò in una fragorosa risata"Ogni cosa a questo mondo, ha un
inizio e una fine. Opporsi al corso inevitabile dell'esistenza significa
violare un equilibrio che esiste da sempre, ma anche spingere verso una fine
prematura viola questo equilibrio..." poggiò una mano sulla spalla del
Latore "Non cercare giustificazioni per quello che stai facendo.. Stai
solo eseguendo gli ordini di colui che c'è sopra di te, ma ti sei chiesto cosa
farà una volta che avrà Ghost a sua disposizione?"
Il Latore di Morte non rispose, si limitò a planare giù dal palazzo, giungendo
alle spalle di Ghost, stremato e circondato dal Project Sabbath.
"Ora basta con i giochi..." con il braccio penetrò la schiena di
Ghost, facendo uscire la sua mano dal petto dello Spirito della Vendetta.
I due vennero avvolti in una luce violacea, lasciando di sasso il project
Sabbath, nonché Carta, Bandana, Cooper, Michael e Gabriel , appena giunti sul
posto.
"Ha preso... Ghost..." mormorò Gabriel.
"Ce l'ha soffiato, dannazione!" ringhiò Michael guardandosi intorno.
Il suo sguardo si posò su una figura dai capelli biondi in cima ad un palazzo e
chiuse di scatto gli occhi.
Sentì un brivido attraversargli la schiena.
Riaprì gli occhi e non c'era più nessuno sul tetto.
"Ehi, tutto ok?" gli chiese Cooper vedendolo impallidito "Hai
l'aria di uno che visto un fantasma..."
"Un... fantasma..." ripeté Michael.
Non esiste la vita, come non esiste la morte, come non esistono il pensiero,
lo spazio, il tempo... Questa, è la prospettiva dell'Oblio...
Next Stage: Ghost Rider #8 La prospettiva dell'Oblio
Attorno a Ghost: il nulla.
E nel nulla sprofondava.
Quel bianco, così intenso da sembrar nero, lo assorbiva, lo divorava, lo faceva
parte di se.
Cadde nel nulla per molto tempo, o forse per poco.
Per anni o forse solo per qualche secondo.
Non lo sapeva, non ne aveva conoscenza, non vi era modo di orientarsi, non vi
era nulla...
"In questo luogo, non esiste niente. Questa dimensione è il simbolo della
non esistenza. Non esiste la vita, come non esiste la morte, come non esistono
il pensiero, lo spazio, il tempo... Questa, è la prospettiva
dell'Oblio..."
#8
La prospettiva dell'Oblio
"Sono passati due giorni da quando Ghost Rider è sparito durante uno
scontro nel centro della città. Il vigilante è ancora ricercato per
accertamenti dalla polizia, che..."
Cecilia spense il televisore con un dito e poi tornò a dedicarsi alla lettura
del quotidiano del mattino.
Si vedeva che in quella città non erano abituati ai vigilantes...
Vi erano almeno quattro pagine fitte di articoli su Ghost e sul Cavaliere del
Teschio.
Chiuse il giornale sbuffando e ripensò alla serata di due giorni prima passata
in pizzeria con Beck.
La ragazza le aveva raccontato dei Sotterranei, la comunità di senza tetto che
viveva in una città nascosta nel sotto suolo.
A Cecilia era sembrato tutto così assurdo e si era messa a tempestarla di
domande.
Era venuto fuori che Beck era laureata in legge e per un po' di tempo aveva
anche esercitato come avvocato.
Solo che poi era rimasta affascinata dal mondo dei Sotterranei e si era
trasferita con loro.
Cecilia le aveva chiesto cosa ci fosse di affascinante in quel mondo e Beck,
dopo aver cercato di inventarsi delle storie su come rinunciare alle comodità
moderne l'avesse fatta sentire più leggera e roba simile, confessò che aveva
avuto una specie di mezza cotta per un uomo che viveva con i Sotterranei e
aveva finito per trasferirsi con loro quasi senza accorgersene.
Proseguì raccontando di come la vita non fosse sempre facile, ma riuscivano ad
andare avanti.
Poi erano finite a parlare di Ghost: Cecilia raccontando come e perché avevano
finito per incrociare le loro strade, Beck raccontando di come si fosse
trasferito presso di loro nonostante le proteste di molti membri della
comunità.
Finita la cena, si erano salutate, ripromettendosi di vedersi nel fine
settimana: Beck l'avrebbe portata visitare la loro città.
Cecilia era ansiosa, soprattutto perché era preoccupata della salute degli
abitanti, Tim mostrava segni di malnutrizione e temeva per le condizioni in cui
vivevano, non solo il bambino e Beck ma tutta la popolazione...
Sede della Weasley & Co.
Era da alcuni mesi che delle donne si riunivano in una stanza segreta per delle
riunioni durante le quali parlavano dei propri problemi e delle proprie
inquietudini e si prodigavano in tentativi di magia, sotto la guida di Meredith
Weasley.
La donna stava salendo con l'ascensore, sistemandosi i capelli davanti allo
specchio "Quelle sciocche... credono che i riti a cui le ho iniziate siano
di magia bianca... non sanno in realtà che con l'inganno le ho condotte al
culto del demonio... Manca poco e i miei scopi saranno raggiunti..."
Entrò nella stanza poco illuminata e giunse al tavolo dove erano sedute sei
donne in tunica, due delle quali con un cappuccio calato sul volto.
"Sorelle..." si rivolge a loro Meredith "Siete pronte a fare il
passo?"
Le due si guardarono nervose le mani, poi una ruppe il silenzio.
"Ecco, c'è il mio ra... no, è più un mio amico, sono io che lo
considero... beh, è che ci conosciamo da tanto e... comunque è che lui...
cioè... è difficile da spiegare… Max è sempre così preso da... altre cose... lo
affascina il mondo in cui vive la sorella e io... io non posso farne parte...
non ne ho la capacità... non ne ho la forza e invece... e invece io vorrei
farlo. Vorrei farne parte. Vorrei fargli vedere che si sbaglia. Si. Ecco quello
che voglio essere. Una ragazza abbastanza forte da poterlo affascinare. Io
voglio rinascere!"
Britney Allen calò il cappuccio e mostrò il suo giovane volto dagli occhi
azzurri.
"Ne manca... una sola..." pensò soddisfatta Meredith.
"Beck, puoi venire a giocare?" chiese Tim affacciandosi alla
stanza della ragazza.
"Scusa Tim." Fece la ragazza alzando gli occhi da alcune carte
"Ma ho del lavoro da fare..."
"Oh... di cosa si tratta?" chiese Tim avvicinandosi.
"Sto prestando collaborazione ad un piccolo studio legale... nulla di
importante, ma mi permetterà di raggranellare un po' di soldi..." rispose
la ragazza.
"Ah... ho capito..." Tim fece per andarsene mogio.
"Che hai, piccolo?" chiese Beck preoccupata.
"Mi sento solo... Sono il più piccolo della comunità. Qui non c'è nessuno
della mia età con cui giocare... e nel mondo di sopra non riesco a conoscere
nessuno, perché non potendo parlare del posto da dove vengo, si insospettiscono
tutti... e ora la mamma è sempre fuori... sono sempre solo." mormorò Tim.
Beck lo guardò dispiaciuta.
"Beh, sai che ti dico? Queste carte possono aspettare!" si alzò e lo
prese per mano "Facciamo due tiri a canestro?"
In quel bianco che sembrava nero e che poi altro non era che il nulla, d'un
tratto Ghost vide qualcosa.
Era come se una ferita fosse stata aperta nel nulla e da quella ferita stesse
sgorgando del sangue rossastro.
Quell’indistinta massa che sembrava vicino a lui, si rivelò lontana miglia,
dato che prima di raggiungerla continuò a cadere per ore o forse giorni o forse
mesi.
E man mano che si avvicinava, i contorni della figura si facevano più chiari,
aveva l'aspetto di un umano, con indosso una tunica fucsia, che lasciava
scoperti solo gli occhi.
E da quel buco poteva vedere che il volto dell'essere era nero e i suoi occhi
due fessure bianche, o forse era l'esatto contrario.
Alla prima occhiata, gli parve alto quando lui, ma più cadeva, più si accorse
che le misure dell'uomo aumentavano, tanto che quando alla fine atterrò, lui
l'accolse nel palmo della mano.
"Benvenuto Ghost Rider... o devo chiamarti Noble Kale?" disse la
figura, la sua voce era priva di espressione e risuonò nelle sue orecchie come
una serie continua di echi "Io sono Oblio."
"Sei tu, il capo del
Latore di Morte?" chiese Ghost alzandosi in piedi.
"Si. Sono io."
"Cosa vuoi da
me?"
"Semplice Ghost Rider. Voglio che tu diventi il mio nuovo Latore di
Morte."
Quartier Generale della Polizia di San Francisco.
"Non capisco Gabriel. Perché vuoi attendere ancora per entrare in
azione?" chiese Michael all'amica.
"Beh... per ora è inutile... Ghost è disperso, quindi a cosa..." fece
lei.
"Non è tutto qui... me l'hai impedito anche quand'eravamo in macchina con il
sergente... cos'hai in testa?" fece irato Michael.
"Hai mai pensato che quello che stiamo facendo sia inutile?" esclamò
Gabriel alzandosi di scatto e guardandolo negli occhi "Le parole del
sergente Cooper... sul fatto che non esistano soluzioni facili... mi hanno
fatto riflettere."
"Le parole di un mortale... ti hanno fatto riflettere?"
"Cosa c'è che ti stupisce? Lo sai che loro sono fatti a..."
"Lascia perdere! Dove vuoi arrivare?"
"Al fatto che forse stiamo sbagliando... cercare di creare una soluzione
affinché Noble Kale si consegni a noi, mettergli contro la polizia e tutto il
resto... Solo perché lui non vuole stare dalla nostra parte..."
"Gabriel... siamo stati anche troppo tolleranti... Il tempo degli indugi
arriverà presto alla fine..."
"Di cosa parli?"
"Io..." Michael Deglutì.
"Cosa dovrei
diventare?"
"Il mio nuovo Latore di Morte..." ripeté Oblio.
"Io? Perché
mai..."
"Per il tuo potere nascosto... il potere che Mefisto e Cuorenero
percepirono in te e che ti dà la potenzialità di diventare il nuovo re
dell'Inferno... il potere dell'angelo della morte."
"Angelo della morte?
Ma quella... era tutta un'illusione, un fiume di menzogne..."
"Menzogne? Ne sei sicuro? Quando riemergesti dall'inferno per
fonderti con Daniel Ketch la tua mente riconobbe l'esperienza infernale come
una bugia. Ma in un primo momento rinnegasti anche la tua origine di Noble
Kale... non ti sei mai chiesto perché? La tua mente era sì vittima di una serie
di manipolazioni, ma erano successive a quando ti issasti sul trono dell'Inferno.
Cuorenero aveva anticipato i piani del padre e aveva manipolato gli eventi
affinché tu divenissi il nuovo re dell'Inferno; tuttavia quando Mefisto tornò
nel regno cercò di strapparti da quel trono nonostante il suo stesso piano
iniziale fosse quello di avere il tuo potere all'Inferno. Lo sai perché lo
fece? Perché cominciò a percepire la vera portata del tuo potere. Un potere che
più che renderti l'araldo della morte, ti rende perfetto come mio
araldo..."
"Di cosa stai
parlando?" chiese Ghost.
"Lo scoprirai presto... Accetta di divenire il mio nuovo araldo e
dissiperò dalla tua mente ogni menzogna instillatavi da Mefisto, Cuorenero e
Incubo..."
Ghost Rider osservò in silenzio l'immensa entità che aveva davanti: la verità
su se stesso e sul proprio ruolo... era quello che aveva sempre bramato... Ma a
che prezzo? Divenire il burattino di Oblio? Non erano già stati in tanti che
avevano cercato di assoggettarlo e lui aveva sempre rifiutato con forza? Eppure
stavolta c'era qualcosa... una sensazione che veniva dal profondo della sua
mente, che pareva dirgli che in fin dei conti quello sarebbe stato il suo
posto...
Stava per dire qualcosa, quando venne travolto dal Latore di Morte, comparsa da
chissà dove e venne sbalzato a qualche metro di distanza.
"Il nuovo Latore di Morte?!" ringhiò il Latore "Non era per
questo che l'ho condotto qui! Dovevo placare il desiderio di morte che..."
"Quello è secondario. Il mio vero scopo è portare il suo potere dalla mia
parte."
"Ma se lui diventa il nuovo latore... che ne sarà di me?"
"Avrai terminato il tuo scopo e diverrai non esistenza... diventerai parte
del nulla come i Latori di Morte che ci sono stati prima di te."
"Non permetterò che qualcuno mi rubi il ruolo! Lui non ne sarebbe mai
capace! Il suo attuale stato dimostra che non può apprezzare la prospettiva
dell'oblio!"
Il Latore di Morte si voltò in direzione di Ghost, che stava cercando a fatica
di muoversi in uno spazio in cui non sembravano esistere direzioni.
Allungò una mano ed una freccia di energia nera si formò dal suo corpo,
scoccata contro Ghost, che venne colpito alla spalla.
"E sia... sarà utile per vedere la validità del mio nuovo Latore...
Sconfiggi Ghost Rider se vuoi mantenere il tuo ruolo... ma prima..." una
luce grigia brillò su un dito di Oblio e saettò a colpire il corpo di Ghost
" Per uno scontro alla pari, restaurerò le energie di Noble Kale."
Per la prima volta da mesi, Ghost si sentì completo, riposato come dopo una
lunga permanenza nel limbo.
Si alzò per fronteggiare il Latore di Morte che saettava verso di lui.
Per le strade di San Francisco, due ragazzi correvano su una moto.
Erano reduci da una rapina ad un negozio di liquori durante la quale avevano
freddato il proprietario e un cliente.
Le sirene della polizia risuonavano nell'aria.
D'improvviso, alle sirene si sovrappose un altro suono, tanto intenso, quanto
fuori luogo in quella metropoli: il nitrito di un cavallo.
Davanti a loro piombò il Cavaliere del Teschio, in sella al suo oscuro
destriero.
Prima che potessero reagire, la creatura li infilzò uno dietro l'altro con la
sua enorme spada, sollevandoli dalla moto, che andò a schiantarsi contro un
muro.
Mentre il cavaliere del teschio faceva scivolare i corpi privi di vita dei due
a terra, davanti a lui giunse il furgoncino del Project Sabbath.
Ne scesero Ski Sokolowski e Angela Sheen.
Ski gli puntò contro una pistola "Resta fermo lì. Abbiamo regione di
sospettare che tu sia una creatura soprannaturale. I nostri sensori non ti
riconoscono né come metaumano né come mutante. In virtù dei poteri ricevuti dal
governo degli Stati Uniti ti intimiamo di consegnarti senza fare storie in modo
da poterci permettere di studiare la natura dei tuoi poteri."
Per tutta risposta il Cavaliere del Teschio fece saltare il cavallo oltre il
furgone ed iniziò ad allontanarsi al galoppo.
Dalla sommità del furgoncino fece capolino Salvador Garcia con un grosso fucile
tra le mani.
Premette il grilletto e una rete elettrificata volò in direzione del Cavaliere
del Teschio avvolgendolo e facendolo cadere da cavallo.
Il Cavaliere cercò di alzarsi, ma Angela Sheen gli fu subito alle spalle, gli
puntò una pistola alla base del collo e una scarica di energia gli attraversò
il corpo, facendogli perdere i sensi.
Nel momento esatto in cui il Cavaliere del Teschio sveniva, il suo cavallo
svaniva.
"Beh... è bello vedere che ogni tanto le cose vanno per il verso
giusto..." fece Ski "Mandiamolo al laboratorio... e speriamo che il
prossimo sia Ghost."
Tra le mani del Latore comparve un'ascia, nera come la notte.
La lama scura calò contro la spalla di Ghost, che però fece comparire
prontamente la catena e la usò per bloccare il manico dell'arma.
Il Latore di Morte lo colpì con un calcio allo stomaco e approfittò della
spinta per allontanarsi da lui.
"Non potrai diventare mai un Latore di Morte!" gridò la creatura nera
mentre una serie di frecce saettavano contro Ghost "Una persona che, come
te, persegue un concetto obsoleto e privo di senso come la vendetta, non potrà
mai arrivare a comprendere il vero aberrante senso della vita!"
Una freccia trafisse il petto di Ghost e appena ne attraversò il corpo, cambiò
dimensioni, diventando grossa come un arpione, alla cui estremità era legata
una catena che faceva capolino tra le mani del Latore.
"Come puoi definire
la vita con termini così spregevoli?" Ghost afferrò la catena del
Latore e con uno strattone lo tirò verso di se.
"La vita porta inevitabilmente alla morte! Tutto ciò che inizia
finisce!" il Latore bloccò con il palmo della mano sinistra il pugno di
Ghost e poi strinse con l'altra la catena facendo roteare il corpo nell'aria,
facendolo scontrare poi con un muro nero da lui stesso creato "La
non-esistenza è dunque l'inevitabile conclusione a cui tutto aspira! Per questo
tutto ciò che vive ed esiste è contro natura!"
Dei ganci comparvero dal muro, infilzando il corpo di Ghost.
"Io invece credo...
che la vita sia uno dei valori più importanti che esistano... e per questo
perseguo il fine di vendicare ogni vita strappata ingiustamente! Affinché tutti
capiscano quanto sia importante!" gridò Ghost mentre il Latore di
Morte saettava verso di lui con una sciabola tra le mani.
Nel momento esatto in cui il Latore calava un colpo che gli avrebbe di sicuro
staccato la testa dal collo, la fiamma di Ghost brillò.
La dimensione di Oblio venne rischiarata, forse per la prima volta da millenni,
da una luce così intensa da paragonarla a quella di una stella in nova.
Quando la luce si estinse, Ghost era in piedi, sovrastando il Latore di Morte
privo di sensi.
"Il tuo potere è così grande, Noble Kale..." fece Oblio.
Ghost si voltò a fissarlo.
"Non ti preoccupare, ti risparmierò la scelta che ti sta tediando. Questo
breve scontro mi ha testimoniato che non saresti mai adatto come Latore di
Morte... Il tuo eccessivo rispetto per la vita è una qualità che non ti rende
adatto al ruolo..."
Alzò una mano e Ghost venne travolto da un'energia grigiastra "Torna per
questo al tuo mondo Spirito della Vendetta... e non temere, né io né il mio
araldo traverseremo più la tua strada..."
Ghost svanì e il Latore di Morte si rialzò dolorante.
"Hai rinunciato molto facilmente..." commentò.
"Il suo potere... ha cominciato ad evolversi... Non dovremo aspettare
molto che diventerà qualcosa di estremamente distruttivo... Una forma di potere
che non mi sarebbe concesso controllare... Ma ciò nonostante, non mi stupirei
se le sue azioni riuscissero ad entrare lo stesso nei miei scopi e possano
condurre l'interno universo alla non esistenza."
Volteggiarono verso il sole, con i raggi che filtravano tra le ali.
Danzavano come seguendo dei passi scritti dell'aria, girando una attorno
all'altro.
D'un tratto le piume di una delle due si chiazzarono di rosso, le ali si
piegarono e precipitò a peso morto nel vuoto, lasciando una scia di piume alle
sue spalle.
Next Stage: Ghost Rider
#8 Città sporca
#9
Una città sporca
Il punto della situazione: Ghost Rider, ovvero Noble Kale,
si è stabilito a San Francisco, presso la comunità dei Sotterranei. Il suo
corpo ospite è ignoto e dato che ,per motivi sconosciuti non può tornare nel
limbo, il suo corpo non può recuperare energia. Intanto i misteriosi Michael e
Gabriel spacciandosi per agenti dell'FBI cercano di spingere allo scoperto
Ghost per ragioni non ancora chiare. Cecilia Reyes si è trasferita a San
Francisco, dove ha aperto un piccolo ambulatorio ed ha alcune volte incrociato
la sua strada con quella di Ghost, aiutandolo a scagionarsi da un'accusa di
omicidio, ha inoltre fatto amicizia con gli abitanti della comunità
sotterranea, in particolare la giovane Beck, una ragazza affascinata da Ghost,
e il piccolo Tim. Ghost, reduce da uno scontro con Il Latore di Morte, ha
recuperato le forze grazie all'intervento di Oblio. Intanto la città continua
ad essere sotto il giogo del boss criminale Papa Dino.
San Francisco, Chiesa di San Biagio.
Terminata la funzione domenicale, Padre Bernard salutava i fedeli che si
attardavano all'ingresso della chiesa.
"Felice di vedere che oggi sei riuscita a venire figliola." Sorrise
l'uomo. a Cecilia Reyes "Purtroppo
sono stata molto occupata quest'ultima settimana e non sono riuscita a
liberarmi fino a oggi." Fece colpevole Cecilia.
"Anche se non eri qui con il corpo lo eri con la mente." Le rispose
padre Bernard "Che impegni hai avuto..."
"Mi sono fatta dei nuovi... amici. E sto cercando di aiutarli con alcuni
problemi..." spiegò Cecilia.
Le campane suonarono e le colombe che stavano appollaiate nel campanile si
alzarono in volo.
Due in particolare, dalle piume bianche e candide, volteggiarono verso il sole,
con i raggi che filtravano tra le ali.
Danzavano come seguendo dei passi scritti dell'aria, girando una attorno
all'altra.
D'un tratto le piume di una delle due si chiazzarono di rosso, le ali si
piegarono e precipitò a peso morto nel vuoto, lasciando una scia di piume alle
sue spalle.
Il corpo senza vita della colomba ricadde nel terrazzo di un attico all'ultimo
piano di un lussuoso palazzo.
Un uomo in bermuda e con una camicia colorata era in piedi con un fucile
puntato verso l'alto.
Si avvicinò alla colomba e la rigirò con il piede "Che tristezza... ma
quando sto in città è uno dei pochi modi che posso permettermi di sfogare il
mio istinto da cacciatore."
L'uomo, tarchiato e robusto, con la pancia che tendeva la camicia come
intenzionata a strappare i bottoni, prese la colomba per i piedi e la gettò in
un sacco nero tenuto aperto da un uomo in gessato nero.
"Battista... quand'è che potrò vedere questo Papa Dino?" chiese
mettendo la sicuro nel fucile.
"L'incontro è fissato per domani sera, Mr. Sharen..." rispose l'uomo
annodando il sacchetto.
"Vorrà dire che..." l'uomo poggiò il fucile su una sedia sdraio
" Mi intratterrò sfogando il mio istinto di cacciatore nell'altro modo
possibile in città."
Una stanza buia.
Francois e Diana non si conoscevano, non parlavano neanche la stessa lingua.
Il primo aveva dodici anni ed era francese, la seconda nove ed era tedesca.
Erano seduti sul freddo pavimento, nudi.
Nonostante fossero due estranei, i bambini trovavano conforto nell'abbraccio
reciproco.
L'unica cosa che poteva far loro dimenticare le lacrime.
La porta si aprì facendo entrare uno spiraglio di luce.
Le lacrime tornarono a cadere.
"Ciao Cecilia!" esclamò Tim correndo incontro alla ragazza.
"Ciao piccolo, come va?" fece Cecilia passando a Becky uno degli
scatoloni tra le braccia.
"Mah... mi annoio..." Tim calciò un sasso.
"Ci credo... tutto il giorno qui dentro... perché non vai a giocare con
qualche amico?" chiese Cecilia.
Tim sbuffò e corse via "Vado a vedere se la mamma è tornata."
"Tim purtroppo non ha amici..." le spiegò Beck mentre si muovevano
verso l'appartamento della ragazza "Non ci sono bambini della sua età in
comunità... il più giovane è un diciannovenne... e non riesce ad attaccare
bottone coi bambini della superficie... Penso che cominci a soffrirne..."
"La tua amichetta è tornata a farti visita?" Nathaniel sbarrò la
strada alle due, accanto a lui c'era il Reverendo Rakestraw.
"Ethan ti avrà dato il permesso di farla venire..." fece l'anziano
uomo "Ma non è saggio che si rechi qui con questa frequenza!"
"Che faccia tosta!" sbottò Beck "Cecilia ha portato medicine che
potremmo difficilmente procurarci e sta facendo visite gratuite a tutti
e..."
"Siamo sopravvissuti senza interventi esterni per anni... non ne abbiamo
bisogno certo ora." Disse Rakestraw allontanandosi assieme a Nathaniel.
"Scusalo..." fece Beck imbarazzata.
"Non ti preoccupare... la vostra è una comunità piccola, è normale che ci
sia qualcuno che veda minaccia in ogni presenza non abituale... Ci sono
abituata con il mio..." si fermò un attimo e poi riprese "La mia
pelle... si, volevo dire la mia pelle."
"Comunque sono felice delle tue continue visite Cecilia." Beck poso
lo scatolone sul pavimento della stanza "La gente qui è simpatica... ma
sono troppo chiusi di mentalità. È bello poter avere un'amica con cui
chiacchierare e fare confidenze."
"Lo stesso vale per me... finora ho avuto solo tempo per il lavoro, quando
vengo a trovarvi mi sembra di prendere una boccata d'aria..." Cecilia
iniziò a tirare i medicinali fuori dallo scatolone, mentre nel suo cuore si
sentiva in colpa per non aver avuto il coraggio di dire a Beck di essere una
mutante: aveva paura che quel primo rapporto che legava da quando era a San
Francisco potesse venir compromesso da quella rivelazione, ma che amicizia
sarebbe potuto nascere con una bugia come base? Tuttavia per il momento preferiva
mantenere il segreto sull'argomento.
Eliza Geller guardò il corpo dell'anziano pensionato che giaceva privo di
vita sul tappetino.
Era il signor Uris, il suo vicino di casa, un uomo cortese e gentile che
l'aveva sempre aiutata da quando era bambina, facendola entrare in casa quando
sua madre ritardava e lei aspettava da solo davanti la porta, offrendole grosse
fette di torte ai mirtilli, regalandole giocattoli dei suoi figli morti in
guerra.
Era stato un vero nonno adottivo.
Tuttavia Eliza l'aveva ucciso colpendolo con violenza alla nuca con un
portaombrelli.
Era stato un gesto dettato dall'istinto, l'aveva fatto quasi senza
accorgersene, sapeva solo che aveva bisogno di soldi, qualche centone per
comprare un'altra dose e l'unica persona che le era venuta in mente era il
vecchio Uris.
Ma quando lui le aveva detto che non poteva darle i soldi, che aveva bisogno di
qualcuno che la aiutasse, lei aveva afferrato il portaombrelli e l’aveva
colpito ripetutamente con ira.
Quando l'ira sparì, si rese conto di quello che aveva fatto e iniziò a piangere
istericamente correndo giù dalle scale.
Giunse all'ingresso del palazzo, ma la porta venne buttata giù dalla moto di
Ghost.
La ragazza si trovò davanti allo Spirito della Vendetta e sentì le gambe
cedere.
"Hai versato sangue,
hai estinto una vita... ora senti il peso della tua colpa!" ringhiò
fissandola negli occhi.
Il fuoco infernale saettò avvolgendo la ragazza, che ricadde a terra qualche
secondo dopo piangendo.
"Ma cosa... lo sguardo di penitenza non ha
avuto effetto è come se..." Ghost la guardò "La colpa ti stia già consumando..."
"Non volevo... non volevo farlo..." strillò piangendo "era così
buono... e io l'ucciso... l'ho ucciso... ma io…" si andò calmando "io
volevo... solo un'altra dose... un'altra..." di scatto saltò al collo di
Ghost "Dammela! Dammi un'altra dose di Rapture! Sono sicura che tu ce
l'hai, ma le nascondi! Dammela!"
Ghost l'afferrò per i polsi e la avvolse di nuovo con lo sguardo di penitenza.
Stavolta il suo mistico potere sembrò aver effetto e la ragazza rivisse il
dolore che aveva procurato all'uomo che aveva ucciso.
Le sirene della polizia risuonarono nell'aria.
Ghost si allontanò in sella alla sua moto, confuso dall'accaduto: sembrava che
la ragazza fosse sotto l'effetto della droga quando aveva ucciso l'uomo, ma non
era la prima volta che sottoponeva allo sguardo di penitenza un drogato.
Tuttavia questa volta il suo potere aveva agito in modo inspiegabile.
Rapture... era la prima volta che la sentiva nominare: era forse il caso di
indagare a riguardo.
"Mamma?" fece Tim entrando nel piccolo appartamento che divideva
con Beth.
La donna, che era seduta al buio su una sedia di vimini, non parlò.
"Mamma... vuoi giocare un po' con me?" chiese Tim avanzando
timidamente.
"Sono stanca Tim..." mormorò Beth.
"Ma mamma... sei sempre fuori e io..." balbettò Tim.
Beth si alzò di scatto e colpì il volto di Tim con il dorso della mano "E
tu cosa? Sai quanto fatico per riuscire a mantenerti? Io mi ammazzo di fatica e
tu sai dire solo..."
La donna aveva gli occhi spiritati, si fermò a guardare il volto del figlio su
cui si allargava un grosso livido blu.
"Tim... mi spiace... io..." fece con voce tremante.
"Ti odio mamma! Ti odio!" il bambino pianse correndo via.
Beth rimase qualche secondo immobile, a guardarsi allo specchio di fronte come
intontita, poi gli corse dietro.
Viggo Sharen si accomodò sulla poltroncina di pelle.
Davanti a lui vi era la poltrona di vimini di Papa Dino che gli dava le spalle.
Lo avevano condotto lì gli uomini del Boss, bendandolo e trascinandolo
attraverso lunghi e contorti corridoi.
Battista, la sua guardia del corpo, aveva protestato poiché non voleva
lasciarlo andare da solo, ma Viggo l'aveva rassicurato che sarebbe andato tutto
bene.
"Sono lieto di vederla Papa Dino... Anche se vederla non mi sembra il
termine più appropriato."
"Mi perdonerà Mr. Sharen, ma non sono solito a mostrarmi se non alle
persone di cui ho piena di fiducia." La roca voce dell'uomo giungeva da
dietro lo schienale: attorno a lui erano riuniti i suoi tre camerieri
personali.
"Ed io non merito la sua fiducia." Sorrise Viggo prendendo un martini
dal vassoio poggiato sul tavolino al suo fianco.
"Non mi fraintenda. Ma a questo mondo non vi è nessuno a cui do la minima
fiducia, esclusi: Antonio, Alberto e Alfredo."
"Ognuno ha i suoi gusti." Commentò Viggo mandando giù una sorsata di
Martini "Beh, veniamo a noi... cosa mi dice di questa nuova droga?"
"Il rapture, Mr. Sharen, è la droga del futuro... è ancora in fase
sperimentale, tuttavia abbiamo cominciato a distribuirla nel territorio di San
Francisco. Una piccola dose da un lungo periodo di piacere, che, una volta
concluso, porta nel soggetto: allucinazioni, sbalzi di umore e disfunzioni
fisiche finché non ne assimila un'altra dose. Il successivo periodo di piacere
è sensibilmente più breve, ciò porta ad un aumentare progressivo del consumo
della droga fino a che il soggetto non può più fare a meno di assimilarla
costantemente."
Viggo lo osservò visibilmente sorpreso "E vorrebbe che io la inserissi nel
mercato europeo, dico bene?"
"Esatto. Il mercato americano è grande, ma la continua azione dei
metaumani lo rende un luogo di lavoro accidentato. Grazie al cielo il tasso di
super esseri a San Francisco è piccolo, quindi non mi è capitato di averli
spesso ad intralciare i miei piani... Non che eventualmente potessero crearmi
qualche problema..." prima di quest'ultima frase aveva fatto una piccola
pausa, dando a Viggo l'impressione che avesse sorriso dietro lo schienale della
sedia "Quello che voglio evitare è però di mettermi troppo in mostra. Se
lei riuscisse a portare anche solo un piccolo quantitativo nel vecchio
continente, sarebbe un buon punto di partenza per allargare il mercato..."
"E in tutto questo, io cosa ci guadagnerei?"
"Dodici milioni ora, dodici a lavoro effettuato, e il venticinque per
cento sui proventi della prima vendita. Mi sembra ragionevole..."
"Già, così sembra..." Viggo si alzò e si avvicinò ad un grosso quadro
su una parete della stanza rappresentante una tigre in un ambiente tropicale
"… però penso che qualcos'altro lo si potrebbe aggiungere... Sa, Papa
Dino, io sono un cacciatore. E sa cosa amo di più della caccia? Quel breve
attimo prima di catturare la preda. Quando quella, spaventata e forse anche
ferita, si da alla fuga e magari si nasconde sotto un sasso, e, tremante, si
illude d'essersi salvata... Il momento in cui vede il colpo mortale calarle
contro, il momento in cui tutte le sue speranze muoiono davanti
all'ineluttabile superiorità del cacciatore. Quello è il momento che amo, che
soddisfa il mio istinto di cacciatore... Ma una città come San Francisco non è
fatta per la caccia... Quindi il mio istinto deve sfogarsi in un altro
modo." La fine del discorso coincise con il tonfo del grosso sedere di
Viggo sulla poltrona.
"Di cosa sta parlando esattamente?"
"Ragazzini..." sorrise l'uomo sorreggendosi con il pugno poggiato
sulla guancia.
"Ragazzini?"
"Si... sapete com'è... ognuno ha i suoi vizi... Ve ne chiedo tre, come
bonus alla paga. E tra una settimana il rapture farà il suo ingresso in Europa."
"Non gestiamo traffici di questo tipo... ma penso che non sarà difficile
trovarle qualcosa di decente."
"Ne sono lieto. Li attendo entro mezzanotte nel mio attico" sorrise
Viggo alzandosi e dirigendosi verso la porta "Allora, mi accompagnate
all'ingresso?"
Beth era corsa dietro a Tim, ma l'aveva perso di vista.
Le era dispiaciuto picchiare il figlio, non avrebbe voluto farlo, ma si trovava
in una situazione così stressante...
Aveva girato qualche ora per la città, nella speranza di trovarlo, ma non aveva
ottenuto nulla.
Rassegnata, si diresse in direzione di un vicolo, dove un tombino nascondeva un
passaggio per la città sotterranea.
Tim era corso via senza neanche sapere dove stava andando.
Le lacrime confondevano la sua vista e i piedi si muovevano seguendo comandi
dettati più dalla rabbia e dalla tristezza che dal raziocinio.
Si era trovato fuori dai tunnel quasi senza capire come e passeggiò, quindi,
fino a quando la rabbia nei confronti
della madre si fu smorzata.
A quel punto si incamminò verso il vicolo.
Lo stava per imboccare, quando un uomo con un'ampia felpa e un paio di
calzoncini, lo avvicinò "Scusa piccolo... stavo facendo Jogging e mi sono
reso conto che sono finito in una zona della città che non conosco. Potresti
aiutarmi a capire come tornare a casa?"
"Uh... si, penso di si." Fece Tim.
L'uomo gli si avvicinò e con un gesto rapido gli spinse il palmo della mano
sulla bocca e con l'altra mano lo afferrò per un braccio, trascinandolo nel
furgone che si era fermato con il portello aperto alle sue spalle.
Beth vide tutto ciò ad una ventina di metri di distanza, mentre stava per
entrare nel tombino.
"Tim!" gridò iniziando a correre.
Ma quando giunse all'imboccatura del vicolo, il furgone era già corso via.
Nonostante il panico riuscì a memorizzare mentalmente il numero della targa.
Poi si guardò confusa intorno, saltellando da un piede all'altro.
Fece qualche passo in avanti, poi corse indietro, verso il tombino.
Un appartamento in un palazzo abbandonato.
Qui vivevano abusivamente Loreen, sua sorella Gilda e il fidanzato di questa
Norman.
Le due giacevano prive di vita nella stanza da letto, il terzo era a colloquio
con il suo pusher nella cucina.
"Eccoli..." fece portando avanti un mazzetto di banconote con gli
angoli sporchi di sangue "Li ho... trovati... i soldi... ora... me la puoi
dare..."
L'uomo prese le banconote le contò con fare diffidente "Sono pochi...
posso darti al massimo tre dosi... e sono generoso..."
"D'accordo, d'accordo... però dammele... ti prego..."
L'uomo lasciò scivolare sul tavolo tre fialette, quando una finestra
dell'appartamento si ruppe con uno schianto.
Ghost irruppe in sella alla sua moto, il pusher si alzò di scatto, facendo
cadere a terra le fiale di Rapture che finirono in pezzi.
"No!" gridò Norman gettandosi a leccare quello che rimaneva della
droga, incurante dei frammenti di vetro che si ficcavano nella lingua.
Il pusher stava correndo verso la porta, quando la catena di Ghost lo afferrò
per i piedi trascinandolo a terra.
"Tu... vendi questa
schifezza!" ringhiò lo Spirito della Vendetta sovrastandolo.
"A me... danno la roba da vendere e basta..." piagnucolò il pusher.
"Chi la
produce?" chiese minaccioso Ghost Sollevandolo da terra.
"Non lo so... davvero... so solo che ne hanno distribuito a tutti gli
spacciatori della città... un test per vedere se poteva attecchire sul
mercato..."
"Chi?"
"Non lo so! So solo che visti gli ottimi affari... hanno deciso di
allargarsi al mercato europeo... e che il loro tramite rimarrà in città fino
alla prossima settimana!"
"Dimmi di questo tramite."
Il pusher gli rivelò quello che sapeva di Viggo Sharen e Ghost lo lasciò cadere
a terra.
"Viggo Sharen...
sarà lui il mio obiettivo... ma prima..." si rivolse ai due nella
stanza "Vi farò
assaggiare lo sguardo i penitenza, affinché scontiate il prezzo dei vostri
peccati!"
"Beck! Beck!" gridò Beth correndo verso l'amica, che le stava
venendo incontro lungo il tunnel.
"Beth! Che succede?" chiese la ragazza stringendo tra le braccia
l'amica, visibilmente agitata.
"Hanno preso Tim!"
Beck si scurì in volto "Preso Tim? Chi?"
"Non lo so!" scoppiò in lacrime Beth facendosi sostenere
dall'abbraccio dell'amica "un furgone... ho visto la targa, ma non so
chi..."
Beck l'afferrò per la mano e la trascinò con se "Andiamo da Cecilia. Forse
lei può aiutarci!"
Una stanza buia.
Tim si svegliò, accanto a Francois e Diana e altri due ragazzini, Mark ed
Elise.
Non conoscevano l'uno il nome dell'altro, né parlarono per comunicarlo.
La paura, palpabile nell'aria, li zittiva.
Erano nudi e gelavano per il contatto con il pavimento.
La porta si aprì
"Pronto Ben? Ciao sono Cecilia, ti ricordi di me? Si esatto... scusa
per l'orario... ma ti volevo chiedere un favore. Non è che potresti
rintracciarmi un furgoncino se ti do il numero di targa? Ah... sei appena
tornato a casa? Guarda se puoi davvero tornare in centrale per controllare mi
faresti un piacere... Si, te lo dico subito, il numero è..."
Mentre Cecilia leggeva il numero di targa trascritto da Beth su un pezzetto di
carta, la donna continuava a singhiozzare abbracciata a Beck, seduta sul
lettino dello studio medico.
"Ok, ti ringrazio... Si, chiama pure a quel numero quando sai qualcosa. Se
non rispondo, lascia pure un messaggio in segreteria. Ti offrirò un caffè per
sdebitarmi!"
Chiuse il cellulare e si rivolse alle due amiche "Ok, Ben ci informerà
appena saprà qualcosa... Nel frattempo io direi di non rimanere con le mani in
mano e di andare a fare un giro nel caso quel furgone sia ancora in giro.
D'accordo?"
Viggo uscì dalla sua camera da letto.
Indossava solo un accappatoio aperto ed un paio di boxer.
Aprì la porta scorrevole che dava sul terrazzo e uscì all'aria aperta.
I suoi piedi calpestarono le piume macchiate di sangue, mentre inspirava una
boccata d'aria.
Il sole del mattino lo irradiò coi suoi primi raggi.
Avevano girato per la città tutta la notte, ma niente, non c'era traccia di
quel furgoncino.
Entrando nello studio, Cecilia notò la spia illuminata sulla segreteria
"C'è un messaggio, dev'essere Ben."
Premette un pulsante e la voce dell'agente di polizia riempì la stanza
"Ciao bella. Il furgone che cerchi appartiene ad autonoleggio in città. Il
suo numero di telefono è XXX-XXXXX, ma stai attenta a non ficcarti nei guai. Se
ci sono problemi chiamami. Ah, mi devi un caffè."
"A proposito di caffè... andate a prepararne uno bello forte."
Suggerì Cecilia a Beck "Io intanto provo a chiamare a
quest'autonoleggio... speriamo siano aperti."
Quando qualche minuto dopo Beck rientrò con una caraffa di caffè fumante in
mano, Cecilia parlava animatamente al telefono.
"E il signore ha scordato la sua agenda nel mio ambulatorio... Se quindi
mi dicesse dove alloggia potrei riportargliela... Si aspetto in linea."
Cecilia afferrò con la punta delle dita un block notes preparandosi a prendere
nota.
Qualche ora più tardi, Cecilia, Beck e Beth scendevano dall'autobus davanti
al palazzo dove alloggiava Viggo Sharen.
Era un fabbricato dall'architettura moderna e sfarzosa, all'ingresso potevano
vedere un uomo in gessato nero sfogliare una rivista alla guardiola.
"Ok... inventiamo una scusa per entrare... e poi cerchiamo questo signor
Sharen." disse Cecilia facendo cenno alle due di seguirla.
"Salve! Stiamo andando a trovare una nostra amica che sta al... uhm...
quinto piano... buona giornata..." Cecilia passò davanti a Battista
salutandolo con un cenno distratto.
"Na-ah." Mormorò Battista senza alzare lo sguardo dalla rivista che
sfogliava, limitandosi ad indicarle con l'indice "Poteva funzionare belle.
Peccato che Mr. Sharen ha l'intero edificio in affitto..."
"Ah! Ecco... noi..." Cecilia si scambiò un'occhiata imbarazzata con
le compagne.
"Non so cosa avevate in testa di fare, ma non lo farete. Mr. Sharen non è
molto tollerante con i seccatori, quindi non se la prenderà se vi faccio
fuori." Il dito di Battista si illuminò e una scarica d'energia volò
contro Cecilia.
Un campo di forza si creò attorno alla donna, che si era parata davanti alle
amiche assorbendo il colpo.
Approfittando dell'attimo di smarrimento di Battista, Cecilia gli saltò
addosso, colpendolo con un calcio al volto che lo stese a terra.
"Cecilia!" esclamò Beck "ma tu sei..."
"Una mutante." Ammise Cecilia "Mi spiace di avertelo tenuto
nascosto ma..."
"È di altro che ti devi dispiacere!" gridò Battista alzandosi di
scatto e colpendola alla schiena con un pugno carico di energia.
Presa alla sprovvista Cecilia si trovò proiettata attraverso la sala e solo il
suo campo di forza la preservò dalle gravi conseguenze che avrebbe potuto avere
il suo impatto contro il muro.
"E adesso occupiamoci di voi due, belle signorine... Che segreti
avete?" chiese Battista muovendosi verso Beck e Beth.
Ghost sfondò la porta d'ingresso della sua moto e con un balzo giunse davanti
all'uomo.
"Sto cercando Viggo
Sharen!" fece con tono perentorio lo Spirito della Vendetta.
"Tutti cerchiamo qualcosa a questo mondo!" Battista rilasciò una
serie di scariche d'energia contro Ghost, ma questi le intercettò facendo
roteare la catena.
Poi diede uno strattone alla catena e una raffica di anelli infuocati saettò
contro Battista, colpendolo ripetutamente
Ghost gli fu subito addosso e lo schiacciò contro il pavimento "Sono qui per ripagare la
sofferenza causata dal Rapture. Sono qui per elargire la vendetta a Viggo
Sharen. Dov'è?"
"All'ultimo… piano..." mormorò Battista.
Ghost salì in sella alla sua motocicletta e si lanciò in una corsa per le
scale.
"Beck... Beth... scusatemi..." fece Cecilia avvicinandosi alle amiche
"Vi ho tenuto nascosta una cosa così importante..."
Beck si fece avanti e le poggiò una mano sulla spalla sorridendo "Non ci
pensare Cecilia, le tue azioni hanno dimostrato quanto fosse sincera la tua
amicizia, non sarà l'aver taciuta una tale piccolezza a rovinare tutto... ora
preoccupiamoci solo di Tim..."
In quel momento Battista si alzò in piedi "Dov'è andato?"
Il suo corpo brillò "Se prende Mr. Sharen la mia paga me la sogno!"
Si tramutò in un flusso di energia che saettò su per le scale, lasciando i suoi
vestiti afflosciarsi a terra.
"Andiamo presto!" gridò Beck entrando con Cecilia nell'ascensore lì
vicino.
"Presto Beth!" chiamò l'amica, rimasta fuori con le gambe tremanti
Beth fece qualche passo, ma le porte dell'ascensore le si chiusero davanti
separandola da Cecilia e Beck.
Beth rimase da sola, si guardò intorno, confusa e spaventata.
Per un attimo pensò di scappare, poi si ricordò di Tim e allora si mosse con
passi tremanti verso l'altro ascensore.
Ghost entrò nell'attico di Viggo buttando giù la porta con la moto.
Viggo l'aveva sentito arrivare quando era a due piani di distanza, aveva
afferrato il fucile e si era messo a riparo in mezzo alle piante del terrazzo.
Ghost scese dalla sua moto e si guardò intorno, mentre Sharen prese la mira per
colpirlo alla testa.
Premette il grilletto, ma Ghost fece saettare prontamente la catena da cui si
staccò un anello che intercettò il proiettile.
Poi saltò nel terrazzo infrangendo la vetrata e si trovò davanti all'uomo "Ti ho trovato!"
"Tu mi hai trovato? Viggo Sharen non è la preda di nessuno!"
esclamò l'uomo afferrando un coltello nascosto dietro un vaso e lanciandolo
contro Ghost.
Ghost colpì l'arma con un pugno e la fece cadere a terra "Dov'è il rapture?"
Con un’agilità inconsueta per uno della sua stazza, Viggo scivolò alle spalle
di Ghost, sollevando un'ascia raccolta anch'essa da dietro qualche pianta e ne
ficco la lama nella spalla del suo avversario.
Ghost si inginocchiò in preda al dolore.
Viggo calò un altro colpo, ma lo Spirito della Vendetta sollevò di scatto le
mani, bloccando tra esse la lama e spezzandola.
Sollevò ancora di più le mani e afferrò Viggo per il bavero dell'accappatoio,
lanciandolo contro un vaso.
Stava per dirgli qualcosa, quando una luce saettò nell'appartamento e Battista
comparve alle sue spalle.
"Scusi il ritardo capo!" esclamò.
"Ammazzalo! Subito!" gridò Sharen.
Una raffica di energia travolse Ghost trascinandolo contro la ringhiera: sotto
di lui, dopo una ventina di piani, vedeva il brulicare della strada.
Battista gli si lanciò contro, mentre alle sue spalle Sharen rientrava
nell'appartamento.
Ghost cercò di colpire l'avversario, ma era composto di pura energia e ogni pugno
andato a segno gli faceva bruciare l'interno corpo.
Battista lo afferrò per la vita e lo sollevò in aria, lasciandolo poi cadere
con uno schianto per terra.
Mentre Ghost si rialzava, Battista si lanciava contro di lui in quello che
voleva essere il suo attacco finale.
Fu allora che Cecilia si parò davanti Ghost, con le braccia parate verso
l'alto.
Battista si schiantò contro il suo campo di forza, la pressione lo schiacciò
contro il pavimento.
"Sono una fonte inesauribile di energia, piccola. Tu fino a quanto puoi
resistere?"
Cecilia sapeva che non avrebbe potuto sopportare per molto l’attacco.
Fu allora che per la prima volta, il campo di forza da lei generato, invece di
allargarsi sul suo corpo, si estese verso l'esterno, avvolgendo Battista e
comprimendolo in una sfera.
Cecilia osservò la sfera, chiedendosi come ci fosse riuscita, poi diede una
mano a Ghost a sollevarsi.
"Cecilia!" gridò Beck.
Cecilia e Ghost corsero verso la ragazza, che era immobile davanti la porta
aperta della stanza da letto.
I due si bloccarono al suo fianco, senza riuscire a dire niente.
Lo spettacolo che videro nella penombra della stanza, gelò il sangue nelle vene
ad entrambi.
"Sharen!"
tuonò Ghost voltandosi.
Nel frattempo Viggo aveva afferrato la valigetta con il Rapture ed era corso
verso le scale antincendio.
Sarebbe corso al piano terra, avrebbe preso un taxi e avrebbe chiesto asilo a
Papa Dino finché le acque non si fossero calmate.
Ma prima che potesse mettere il piede sul primo gradino, la catena di Ghost gli
si legò al collo e venne trascinato all'interno dell'appartamento.
Lo Spirito della Vendetta gli saltò addosso, schiacciando la valigia con un
piede.
"Immonda creatura...
non ti basta distruggere innumerevoli vite con la droga? Come hai potuto
violare in quel modo l'innocenza di fanciulli senza colpe?" lo
afferrò per la nuca e lo sbatté contro il muro "Sarei
tentato, per una volta, di strappare una vita..." lasciò cadere a
terra il corpo dell'uomo e lo fissò "…
ma sarebbe come un assoluzione. Devi invece sentire il peso della tua colpa!
Assaggia il mio sguardo di penitenza e soffri per il tuo peccato."
Viggo guardò le enormi orbite vuote di Ghost e vide le fiamme saettare al loro
interno.
E dentro quelle fiamme... vide se stesso.
Ma era un se stesso più piccolo, minuto, fragile.
Non un valente cacciatore, bensì una preda tremante.
Una preda che si nascondeva da un predatore in realtà annidato alle sue spalle,
in mezzo alle fiamme.
Un predatore che gli saltò addosso, assieme alle fiamme di cui era come parte e
che gli avvolsero il corpo.
Viggo Sharen si rannicchiò a terra mentre sentiva il proprio corpo bruciare.
"Tim?" fece la voce di Beth all'ingresso dell'appartamento.
La donna si mosse a timidi passi.
"Tim?"
"Aspetta Beth... è meglio che non..." Beck, ancora immobile davanti
alla porta della camera cercò di fermarla.
"Tim è lì?" Beth corse verso di lei.
Poi si bloccò e lo scenario che le si prospettava davanti non avrebbe più
potuto dimenticarlo.
"No... Tim... no... "
Beck cercò di consolarla "Beth, sta solo dormendo..."
"Tim... perché...?" la donna scoppiò in un pianto isterico, poi
ritornò sui suoi passi e corse fuori dall'appartamento.
"Chiamate la
polizia." Fece Ghost comparendo alle spalle di Cecilia e Beck "E prestate un primo
soccorso ai bambini. Anche se da ferite di questo genere, potrebbero non
guarire mai più."
Mentre Ghost saliva in sella alla motocicletta, Cecilia si portò una mano
davanti agli occhi e iniziò a piangere in silenzio.
Qualche ora dopo.
Beth si guardò intorno con occhi arrossati.
"Io..."
si calò il cappuccio dal volto.
"Voglio cambiare."
Meredith Weasley le sorrise compiaciuta.
"Io sono il sole, io sono
l'aria. Io sono tutto e niente allo stesso tempo. Io sono la terra, io sono il
mare. La mia anima è in me e in ogni cosa."
Next Stage: Ghost Rider #10
Streghe
Il punto della situazione: Meredith Weasley ha convinto sei donne a
realizzare un rito, con il quale apparentemente potranno "cambiare"
per potersi difendere dalle ingiustizie della società maschilista. In realtà il
prezzo dietro a questo rito è più alto di quando sembri... Elizabeth, membro
della comunità dei Sotterranei presso i quali ha trovato asilo Ghost, non si
sentiva pronta a prendere parte al rito, ma dopo aver visto il figlio Tim
seviziato e violentato dal criminale Viggo Sharen, ha cambiato idea...
Streghe
di Xel aka Joji
"Io sono il sole, io sono l'aria. Io sono tutto e niente allo stesso
tempo. Io sono la terra, io sono il mare. La mia anima è in me e in ogni
cosa."
Una stanza buia, sei donne riunite intorno ad un calderone, che ribolliva sul
fuoco.
Janet Lin lavorava in un’azienda farmaceutica, sulle sue spalle era ricaduta la
responsabilità di una fusione che non aveva avuto buon esito.
Melanie Blueberry era una cameriera, violentata dagli avventori del suo bar e
per questo licenziata.
Joyce Landau dopo aver divorziato dal marito, aveva perso tutto per colpa delle
leggi avverse.
Alana Underwood aveva perso la figlia a causa della rigidità del marito.
Britney Allen era frustata dal non riuscire ad attirare l'attenzione di un
ragazzo.
Elizabeth Bradley aveva paura di quel mondo in cui vi era sempre un pericolo
dietro l'angolo.
Sei donne diverse.
Ma le accomunava una cosa.
Il desiderio del potere... Per potersi vendicare degli uomini.
Portarono le mani innanzi, da una ferita sul polpastrello di ognuna di loro
fluì una goccia di sangue che cadde nel calderone.
"Voglio rinascere!" gridarono all'unisono.
Ventiquattro ore dopo.
"Come sta Tim?" chiese Cecilia a Beck.
La giovane avvocatessa lanciò un sospiro e poggiò la bustina di tè nella tazza
"Dorme tanto e quando è sveglio finge di dormire... ma riconosco la
differenza, perché quando dorme sul serio piange nel sonno... È un momento
difficile per lui, se non lo supera si porterà dietro il trauma per sempre...
Vorrei tanto che ci fosse Beth al suo fianco."
Cecilia si avvicinò alla finestra del piccolo appartamento: da lì poteva godere
di una visuale integrale dell'intera città sotterranea "Non si è più
vista..."
"No... è scappata e non è più tornata. In fondo posso capirla, dopo aver
visto suo figlio in quella situazione... Però in questo momento avrebbe dovuto
cercare di farsi forza... Ma Beth non eccelle in questo." Beck versò l'acqua
calda nelle tazze.
"Ghost ha detto che la sta cercando..." Cecilia prese una delle tazze
che gli porse Beck, fece gocciolare il filtro e poi vi lasciò cadere dentro un
cucchiaino di zucchero "Cosa ne pensi di lui, Beck?"
"Non lo so... è così..." Beck spruzzò una goccia di limone nel suo tè
"Misterioso... Sembra appartenere ad un mondo diverso dal nostro... vorrei
conoscerlo meglio."
"Sei una ragazza curiosa, eh?" sorrise Cecilia bevendo un sorso dalla
sua tazza.
"Più che altro ho voglia di capire le cose... in fondo è per questo che mi
sono trasferita qui coi Sotterranei, perché il loro modo di vivere mi
incuriosiva, volevo conoscerlo meglio... e ora che ho conosciuto Ghost..."
"Vorresti scoprire anche il suo mondo? Ti consiglio di fare attenzione..."
Cecilia si scostò dalla finestra e poggiò la tazza vuota sulla tavola
"Grazie per la colazione... ma adesso devo andare... Tornerò a trovarvi
stasera."
Cecilia uscì dal palazzo e si diresse verso il tunnel che l'avrebbe condotta in
superficie.
Durante la strada, nella sua testa ripensò agli ultimi eventi, e in particolare
al momento in cui Beck aveva scoperto che lei era una mutante: non gliel'aveva
tenuto nascosto per un motivo particolare, non se ne vergognava di certo,
semplicemente non voleva che l'amicizia tra loro due potesse in qualche modo
venire viziata da quella rivelazione.
Tuttavia Beck non aveva avuto alcun problema e questo le aveva provocato un po'
di rimorso: forse si sarebbe dovuta fidare fin dall'inizio di lei... E questo
le riportò alla mente una delle altre poche persone con cui aveva stretto
amicizia da quando era lì a San Francisco: Padre Bernard.
Gli aveva sempre parlato a cuore aperto e lui le aveva dato tanti buoni
consigli, ma neanche con lui aveva avuto il coraggio di aprirsi del tutto.
Decise che era giusto dirglielo, perché voleva avere con lui un rapporto basato
sulla sincerità, quindi, una volta uscita dal tunnel, si diresse verso la
chiesa di San Biagio.
Luce era seduta sul tetto in palazzo.
Arricciò il naso come se stesse annusando l'aria.
"Sta per iniziare qualcosa di divertente..." sorrise.
Janet Lin entrò nel palazzo dell’azienda dove lavorava, fino a giungere
nella stanza che un tempo ospitava il suo ufficio.
Dentro c'era il suo capo che chiacchierava con altri due uomini.
"Janet?" fece l'uomo con voce contrariata, vedendola."Che ci fai
qui?"
Janet, come se non l'avesse udito si guardò intorno: non rimaneva nulla di suo
in quella stanza: i quadri ed i soprammobili erano stati gettati via, l'unico
residuo erano una piccola felce in un vaso poggiato per terra.
"Janet... di che ti sei fatta?" fece il suo capo avvicinandola e
prendendola per un braccio.
Lei lo guardo con occhi carichi di odio e sussurrò "Della terra son
sorella, ed ella mi vuole bene, e ai nemici dell'ancella, non infliggerà che
pene!"
La felce cominciò a vibrare, le sue foglie si ingrandirono e le radici
allungarono fino a sfondare il vaso.
Le radici afferrarono i tre uomini, che iniziarono a gridare "Janet! Cosa
diavolo è? Fa qualcosa!"
"Lo sto già facendo." Batté le mani e le radici avvolsero i corpi
degli uomini, stritolandoli.
Melanie Blueberry entrò dalla porta del retro del locale, che era ancora
chiuso: di solito non apriva prima delle otto.
Nella cucina, il padrone stava guardando la Tv bevendo un whisky.
Si voltò di scatto non appena sentì la porta aprirsi.
"Ah, sei tu... hai avuto la decenza di tornare... beh, ti avverto che sei
stata licenziata." Tornò a guardare la tv e aggiunse "Prendi le tue
cose e levati dai piedi."
Melanie rimase ferma e sussurrò "Chiedo aiuto agli eterni flutti, che i
miei nemici avvolgan tutti".
I rubinetti, senza che nessuno li avesse aperti, cominciarono a gocciolare
acqua.
"Che cazzo..." fece l'uomo alzandosi "Eppure l'idraulico è
venuto ieri..."
L'acqua iniziò a uscire con più violenza da ogni conduttura, inondando il
pavimento.
Melanie alzò una mano e l'acqua si sollevò da terra, riunendosi come a formare
una sfera attorno all'uomo, che iniziò ad annaspare finché non annegò.
Joyce Landau giunse davanti la casa dell'ex marito.
Fece un gesto con la mano e la porta fu sradicata da una follata di vento.
Entrò e si incamminò lungo il corridoio che portava allo studio del marito, che
in quel momento stava per uscire dalla stanza.
"Joyce? Che ci fa qu..." prima che potesse finire la frase, Joyce
mosse di nuovo la mano e il marito venne trascinato dal vento contro la parete
e ricadde a terra.
"Joyce... cosa... io.. mi devo essere rotto qualcosa... chiama.. un
dottore..."
Joyce si limitò a continuare a muovere la mano facendo picchiare il corpo del
marito contro la parete, fino a quando gli urti non gli ruppero l'osso del
collo.
Alana Underwood prese la chiave dalla tasca ed aprì la porta sul retro di
casa.
Camminò fino alla cucina dove il marito, seduto al tavolo leggeva il giornale.
"Ah, ti sei decisa a tornare..." non alzò neanche lo sguardo dal
quotidiano "Ho fame... prepara qualcosa."
La donna chiuse gli occhi e nella stanza iniziò a soffiare un vento gelido.
"Che cavolo è preso al riscaldamento?" esclamò l'uomo alzandosi dal
tavolo.
Ma appena fece un passo scivolò e cadde a terra, solo allora si accorse che
l'intera cucina si era congelata e dal soffitto pendevano stalattiti di
ghiaccio.
"Alana! Che sta succedendo?"
La moglie tacque, aprì gli occhi e due stalattiti si staccarono trafiggendo il
corpo dell'uomo.
"Max?" la porta dell'appartamento si carbonizzò e Britney Allen
entrò dentro sospesa ad un palmo da terra.
"Max... dove sei? Voglio farti vedere quanto sono potente... ora non mi
rifiuterai più, vero?"
"Cosa succede?" da una camera uscirono Katie Holmes, sorella di Max e
il suo amico Ralph Houston.
"Guardate... il potere!" gridò Britney portando una mano avanti.
Una sfera di fuoco attraversò il salone.
I due si gettarono a terra, mentre il muro alle loro spalle esplodeva.
"Ma.. non è l'amica di tuo fratello? Che gli è preso?" esclamò Ralph.
"È diventata matta come un cavallo... ma non rimarrò ferma ad aspettare
che mi frigga le chiappe solo per chiederle come e perché!" grazie al
potere che le aveva fatto iniziare la carriera di vigilante con il nome in
codice di Carta, Katie lanciò dei fogli di carta che erano diventati affilati
come rasoi contro Britney, ma bruciarono prima di sfiorarla.
"I centralini stanno impazzendo! Abbiamo avuto un'altra segnalazione di
disordini, stavolta presso la Austin Farmaceutici."
Il Q.G. della polizia era piombato nel caos, le chiamate in seguito alle azioni
delle streghe arrivano una dietro l'altra e i poliziotti non avevano neanche il
tempo di organizzarsi.
"È un bel casino vero?" mormorò Michael.
Gabriel poggiò il dito su uno specchio nel loro ufficio, la superficie si
incrinò, dividendola in cinque sezioni, ognuna delle quali mostrava una delle
streghe all'opera: Janet Lin stava facendo crollare il palazzo della sua ditta
avvolgendolo nelle spire di una pianta gigante; Melanie Blueberry aveva
inondato gli appartamenti che circondavano il suo locale; Joyce Landau si era
recata presso lo studio locale dell'avvocato del suo ex marito e ne stava
spazzando via lo staff; Alana Underwood stava ricoprendo una patina di ghiaccio
i palazzi che circondavano la sua casa; Britney Allen stava avvolgendo nelle
fiamme il complesso dove viveva Katie.
"Sono delle donne mortali..." mormorò Gabriel "Ma usano dei
poteri che non appartengono loro."
"Sono poteri di streghe, macchiatesi di atti sacrileghi." Constatò
Michael "Poteri che sono passati nei loro corpi... ma ad un
prezzo..."
"Vi è una traccia oscura in questo rito..."
"Un culto del demonio..." Michael si grattò il mento "E se fosse
collegato a quello che ho visto qualche giorno fa?"
"Di che stai parlando?"
Michael scrollò le spalle "Nulla di importante... non dobbiamo distrarci:
il nostro scopo è far arrendere Noble Kale..."
"Vuoi ancora accusarlo dell'omicidio del sergente Cooper?" chiese
Gabriel preoccupata.
"Visto che il mortale ti sta a cuore, ho deciso di lasciar perdere... ho
avuto un'altra idea..." così dicendo le passò una busta.
Gabriel la aprì e ne trasse fuori una foto "Ma questa è..."
Nel suo ufficio, Meredith Weasley guardava il panorama dalla finestra.
Sulla scrivania vi era una grossa clessidra, nella quale scivolavano grani di
sabbia rosa.
"Un'ora..." sorrise la donna, bevendo vino da un calice "Una
sola ora... e la transizione delle anime sarà completa." Strinse la mano
sul bicchiere e questi andò in frantumi "Ed allora, il mio oscuro signore,
mi darà la ricompensa... mi darà il potere!"
Ghost guardò la strada dalla sommità di un palazzo.
Era in sella alla sua moto, reduce da una giornata passata a cercare Beth,
senza averne trovato alcuna traccia.
Quello era l'ultimo posto dove avrebbe potuto trovarla, se non era lì, si
sarebbe rassegnato.
Il palazzo di fronte apparteneva ad un prestigioso studio legale, che aveva tra
i suoi clienti anche Viggo Sharen.
E quel pomeriggio è da lì che Sharen si sarebbe mosso, con i suoi avvocati, per
recarsi all'udienza preliminare per il suo processo.
E l'ipotesi che Beth, in preda a un raptus d'ira, cercasse di aggredire Sharen,
non era così improbabile, quindi Ghost aveva deciso che gli avrebbe fatto da
scorta, per recuperare la donna nell'eventualità.
Una berlina nera uscì dal parcheggio sotterraneo e subito i giornalisti le si
assieparono intorno: notizie come quelle erano sempre di richiamo.
Ghost ne approfittò per scendere lungo la fiancata del palazzo in sella alla
sua moto e giungere in un vicolo: da lì avrebbe aspettato che la macchina
partisse e poi le si sarebbe messo alle costole.
Ma non aveva ancora terminato la sua corsa, che la strada fu rischiarata da una
luce azzurra.
Davanti all'auto era comparsa Elizabeth, teneva le mani tese in avanti ed aveva
un'espressione irata sul volto.
"Tu... devi pagare... per quello che hai fatto a Tim!" una scarica
partì dalle mani di Beth, devastando il cofano dell'auto.
Mentre i giornalisti si davano alla fuga, Ghost giunse a terra.
Gli sportelli della berlina si aprirono, gli avvocati e Sharen corsero via,
mentre Battista, in auto insieme al suo capo, si fece avanti.
"Ti conosco... tu eri con quelle ragazze, l'altro giorno, al palazzo... e
dire che sembravi la più tranquilla..." il corpo dell'uomo iniziò a
brillare, mentre cambiava la sua struttura, divenendo di pura energia
"Beh, peggio per te... Preparati a friggere!"
"Beth! Stai
giù!" gridò Ghost correndo verso di lei, mentre l'energia in cui si
era tramutato Battista la travolgeva.
Ma Elizabeth non aveva bisogno di alcun avvertimento: immerse le mani con
noncuranza nel flusso di energia, contrasse le dita e la disperse nell'aria,
mentre il grido dell'uomo risuonava.
"Ora... non esisti più. Hai pagato. E il prossimo a pagare sarà
Sharen."
Ghost si fermò per un attimo incredulo, non aveva avuto modo, durante la sua
permanenza coi Sotterranei di approfondire la conoscenza con Elizabeth, come
d'altro non l'aveva fatto con nessuno, se si escludeva Beck.
Tuttavia non l'avrebbe mai immaginata capace di una tale freddezza e
spietatezza.
"Elizabeth... tuo
figlio ha bisogno di te..." fece lo Spirito della Vendetta.
Lei si voltò di scatto "Cosa sai tu di mio figlio? Mio figlio ha sofferto
per colpa delle carogne che popolano questo mondo! Per questo devono morire!
Tutti! Tu compreso!"
Una sfera di energia elettrica si allargò attorno al corpo di Beth, travolgendo
Ghost che venne trascinato contro la vetrina di un negozio.
"Qualunque sia la
forza che ti possiede donna..." fece Ghost rialzandosi "… una cosa è sicura: non
ti permetterò di strappare alcuna vita!"
Cecilia entrò nella chiesa di San Biagio.
Camminò a fianco della schiera di panche, fino a giungere a quella in prima
fila, dove era seduto padre Bernard, con il breviario in mano.
"Oh figliola sei tu. Come stai?" chiese l'uomo sorridendole.
"Bene padre. E lei?" Cecilia gli si sedette accanto.
"Si tira avanti. Cosa mi racconti? Ogni volta che ci vediamo esce sempre
fuori che hai qualche problema... spero che non sia uno di quei casi."
"Beh... ecco... c'è qualcosa di cui vorrei parlare..."
"Vuoi confessarti?" il prete si alzò, pronto a muoversi verso il
confessionale.
"Una confessione? Si... cioè... non proprio... non è un sacramento... ma
una confessione tra due amici...".
"Ti ascolto." Padre Bernard, in piedi davanti a lei, la fissò con uno
sguardo gentile.
"La prima volta che ci siamo incontrati, le ho detto che per me tutto è
cambiato quando sono stata strappata alla vita di ogni giorno... È stato quando
una persona mi ha fatto aprire gli occhi su un mondo di cui, non che non fossi
a conoscenza, ma semplicemente mai avevo cercato di conoscere... Questa persona
mi ha salvato e mi trascinato in delle esperienze che mai avrei creduto di
poter vivere... Vedo padre, io sono una mutante, ma non l'ho mai accettato,
finché Bobby non mi ha portato in quel mondo che..."
Un tonfo interruppe le sue parole.
Cecilia, che fino a quel momento aveva parlato con gli occhi bassi, alzo lo
sguardo.
Il breviario era scivolato dalle mani di padre Bernard, che aveva portato le
dita a coprire le labbra, spalancando gli occhi con un'espressione mista tra
paura e stupore.
"No..." Cecilia si alzò con le labbra tremanti: quello sguardo... mai
avrebbe voluto vederlo di nuovo puntato addosso, quello che sguardo che le
diceva che era sbagliata, che era una creatura di cui avere timore.
La ragazza corse fuori dalla chiesa e continuò a correre lungo la strada, senza
fermarsi fino a quando non le mancò il fiato.
Si poggiò allora ad un palo della luce e iniziò a singhiozzare.
"Non penso sia andata bene..." una mano le porse un fazzoletto.
Cecilia lo afferrò e vide che a stringerlo era Raphael.
"Sei qui per prendermi ancora in giro?" chiese lei asciugandosi le
lacrime.
"Non l'ho mai fatto e mai lo farò." Sorrise lui "Piuttosto ora
ti consiglio e di tornare a casa... e non uscire, visto che per le prossime
ventiquattr'ore sarà abbastanza pericoloso andare in giro per la città."
Cecilia tirò su con il naso "Di che stai parlando?".
"Fidati di me, so quello che dico." Si limitò a dire lui.
"Ed esattamente cosa stai dicendo?" Cecilia si tese verso di Raphael
fissandolo con occhi sospettosi.
"Ecco..." Raphael arretrò imbarazzato "Diciamo che è meglio se
ti tieni lontana dai tunnel dei Sotterranei..."
"I Sotterranei? Sono in pericolo?" Cecilia lo guardò confuso
"Devo andare ad avvertirli... ma se è uno scherzo... Guai a te!"
E così dicendo, corse via.
"No! Aspetta!" cercò di fermarla, ma Cecilia era già sparita
"Che caratterino..."
Una saetta partì dalle mani di Beth, Ghost la evitò con un salto e giunse di
fronte alla donna.
Le afferrò le mani cercando di bloccarla "È
chiaro che non sei in te donna... Ma devi cercare di recuperare il
controllo!"
"Controllo? Io ho finalmente ho il controllo della mia vita."
Il corpo di Beth si illuminò ed un'ondata di energia respinse Ghost
trascinandolo in aria "Ho il potere per controllare e dominare tutto ciò
che mi circonda!"
"Mi spiace, ma non
mi lasci altra scelta..." Ghost lanciò la sua catena attaccandola
alla cima di un lampione e piroettando, vi atterrò sopra "Cercherò di fermarti
facendoti il meno male possibile."
Mentre Beth si preparava a lanciargli un'altra scarica contro, le orbite
nere di Ghost brillarono e dalla sua bocca fuoriuscì un'acuta risata, che fece
vibrare le finestre dei palazzi intorno.
"Questo suono... fallo smettere! Fallo Smettere!" gridò Beth
portandosi le mani alle orecchie.
Approfittando della distrazione di Beth, Ghost le lanciò contro la catena, con
l'intenzione di immobilizzarla, ma prima che potesse afferrarla, il corpo della
donna fu avvolta da una sfera di energia che subito avvolse anche tutta la
strada.
Quando l'energia si estinse, di Beth non vi era più traccia.
"È scappata..."
mormorò Ghost "Devo
tornare dai Sotterranei... ed avvertire Beck... sono tutti in pericolo."
"Cosa diavolo succede qui?" gridò il sergente Cooper scendendo
dall'auto, di fronte al palazzo della Austin farmaceutici.
"Non lo sappiamo, sergente... sembra che ci sia una donna all'interno che
sta uccidendo tutti quelli che gli capitano a tiro!" spiegò un'agente.
"È armata?"
"No... sembra sia una mutante... anche se sembra che reciti delle formule
magiche."
"Formule magiche? Le ha dato di volta il cervello agente?" esclamò
Cooper, giungendo al limite delle transenne che avevano innalzato gli agenti
per tenere lontano i civili.
D'un tratto, tutti i vetri del palazzo esplosero, e dalle aperture si
allungarono dei rampicanti.
Dalla porta d'ingresso uscì Janet Lin, teneva stretti nella mano i capelli di
una segretaria che supplicava pietà.
"Quanta gente..." sorrise Janet.
"Lasciami Janet... ti prego... non sono stata io a mettere quelle voci in
giro, lo giuro!" pianse la donna.
Per tutta risposta Janet la lanciò in aria: verso la donna si allungarono dei
rampicanti che si indurirono e drizzarono diventando come degli spuntoni,
trafiggendo il suo corpo e uccidendola.
"Lurida assassina!" con gli occhi spiritati Cooper saltò oltre la
transenna, spingendo via l'agente che cercò di trattenerlo e puntando la
pistola contro la donna "Ti dichiaro in arresto!"
Janet Lin sorrise, poi schioccò le dita e disse "Terra io te lo
domando, ubbidisci al mio comando, e nella tua morsa schiaccia, colui che è la
minaccia."
La strada tremò, dall'asfalto si sollevò un cumulo di detriti e roccia, che si
lanciò Cooper.
L'uomo chiuse gli occhi, convinto di essere spacciato.
Ma quando li riaprì, vide che tra lui e la roccia era comparsa una sagoma blu,
dalle sembianze femminili.
La sagoma tendeva la mano in avanti, con il palmo aperto, bloccando la roccia,
lo chiuse e la roccia andò in frantumi.
Poi com'era apparsa, la figura svanì.
"Non dovremmo intervenire, lo sai vero?" mormorò Michael in piedi
su un palazzo.
Gabriel gli era seduta accanto, con gli occhi chiusi "Non lo farò
più..."
Sparirono, il primo in una fiammata, l'altra in uno scintillare di luci.
"È colpa vostra... È solo colpa vostra se Dan non mi ha più degnata di
uno sguardo!" gridò Britney mentre una serie di boomerang di fuoco
volteggiavano per la stanza.
"Già... il fatto che tu sia una pazza psicopatica non influenza affatto la
cosa, vero?" chiese Bandana gettandosi da un buco aperto nella parete da
una palla di fuoco.
Fuori atterrò su un aliante creato da Carta, unendo e indurendo fogli e
giornali.
"L'appartamento è troppo piccolo, dobbiamo spostare lo scontro all'aperto!"
esclamò la ragazza, mentre si allontanavano.
Britney volò fuori dall'appartamento avvolta in un globo di fuoco "Non
potrete scapparmi per molto!"
Carta e Bandana atterrarono sul tetto di un palazzo e si prepararono alla
lotta:
Non appena Britney fu vicina, Ralph portò le mani avanti e dal suo palmo si
allungò una corda di stoffa che afferrò all'istante la ragazza al collo
trascinandola contro il tetto.
Bandana le fu subito addosso colpendola con una serie di calci alla schiena.
"Non starle così vicino, Ralph, è pericoloso!" lo ammonì Katie.
"Dal potere del mio fuoco, Efriti io invoco!" ringhiò Britney e dalla
sua schiena si formò, in una fiammata, una creatura antropomorfa che con un
rapido gesto afferrò la testa di Bandana con una mano.
Mentre l'urlo del ragazzo si alzava, il suo corpo veniva divorato dalla fiamme.
"No! Ralph!" gridò Katie mentre l'Efriti lasciava cadere il corpo
carbonizzato a terra e spariva.
Mentre il fumo si alzava dalla carcassa senza vita del suo ragazzo, alla mente
di Katie tornarono tutti i momenti del loro passato, il loro primo incontro, la
scoperta comune dei poteri mutanti, la decisione di usarli per lottare il
crimine, le prime fallimentari ronde... tutto passato, tutto finito, non c'era
più niente.
"Piangi per il tuo amichetto? Tra poco lo raggiungerai..." sorrise
Britney alzandosi da terra.
"Tu..." Katie la guardò con occhi spiritati, contrasse i muscoli
delle braccia e l'aliante di carta si disfece, diventando un flusso di fogli
che volarono a travolgere Britney.
"Non hai ancora capito che il fuoco brucia la carta?" Britney alzò un
muro di fiamme, ma con suo grande stupore i fogli lo traversarono e trafissero
il suo corpo in più punti: non erano più fogli di carta, ma lame d'acciaio.
"Come... hai fatto?" biascicò Britney premendosi le ferite con le
mani: saltò giù dal palazzo e volò via.
Carta si guardò le mani confusa: neanche lei sapeva come aveva fatto, il suo
potere era sempre stato di poter manipolare la struttura della carta,
rendendola morbida o dura a piacimento. Ma stavolta ne aveva modificato la
struttura molecolare, tramutandola in un altro elemento.
Non sapeva come fosse possibile, ma sapeva solo che avrebbe usato quel nuovo
potere per vendicarsi della strega che le aveva tolto il suo amore.
"Hai bisogno di una mano sorella?" chiese Joyce Landau.
Melanie Blueberry si voltò "Sorella... cosa fai qui?"
"Ho sistemato il mio ex marito e gli avvocati. Ora tocca ai giudici. Ero
di passaggio e pensavo di servisse una mano."
Melanie agitò le dita e un violento schizzò d'acqua uscì da un idrante,
travolgendo i poliziotti che l'avevano accerchiata "Grazie ma non ne ho
bisogno."
"Ferme li, streghe!" gridò una voce.
Si voltarono entrambe e videro, dall'altra parte della strada, il furgoncino
del Project Sabbath, da cui erano appena usciti gli occupanti.
Ski Sokolowoski le puntò con il fucile. "Non fate una mossa e
consegnatevi senza resistere."
Le due si guardarono negli occhi e poi esplosero in una sonora risata.
Joyce schioccò le dita e un tornado si scatenò nella strada.
Ski, Salvador Garcia e Angela Sheen, sganciarono subito dei rampini dalle loro
cinture, e li fissarono ad una grata delle fogne, così il vento si limitò a
sollevarli in aria senza trascinarli via.
Salvador premette il grilletto del suo fucile e una raffica d'energia travolse
le due Streghe, che caddero all'indietro, mentre il vento si placava.
Angela tirò fuori una rete e la lanciò sulle due, ma prima che le potesse
afferrare, Joyce la fece volare via con una raffica di vento.
"Ci ha colpito..." ringhiò la donna.
"Come si è permesso..." Melanie strinse i pugni e denti, mentre la
strada iniziava a tremare.
Le tubature che passavano sotto scoppiarono tutte insieme, mentre Joyce si
gettò addosso a Salvador.
L'uomo cercò di spararle, ma la donna lo disarmò e gli afferrò il polso, poi
gli poggiò una mano sul petto e una follata di vento lo spinse via, mentre il
suo braccio rimaneva stretto nel pugno della strega.
"Oddio... ha strappato un braccio a Garcia!" gridò Angela correndo al
soccorso del compagno.
"Cazzo! Dove sono i rinforzi che ci hanno promesso?" ringhiò Ski,
mentre le due streghe si facevano avanti con aria minacciosa.
"Beck, va tutto bene?" chiese Cecilia, giungendo trafelata davanti
all'amica.
"Uh? Certo... perché?" beck la guardò confusa.
"Niente... lascia perdere." Sbuffò Cecilia "È l'ultima volta che
ascolto quel fesso. Novità da Ghost o Beth?"
"No, nulla..." in quel momento risuonò non lontano da lì un grido.
Le due corsero subito sul posto e videro Beth in piedi sovrastare Nathaniel,
attorno a loro un capannello di persone.
"Stronza! Mi hai fatto male!" gridò l'uomo stringendosi il braccio.
"No. Questo è male!" la donna afferrò l'uomo per il collo e il corpo
di Nathaniel fu attraversato da una scarica elettrica.
Mentre per l'aria si diffuse un intenso odore di carne alla griglia, Beth
lasciò il collo dell'uomo.
"Beth! Cosa diavolo sta succedendo?" esclamò Beck contrariata.
"Vuoi darmi un consiglio Beck? In fondo sei sempre stata brava a farlo,
vero? Peccato che siano sempre stati inutili!" Beck lanciò una scarica
elettrica contro la ragazza.
Cecilia si pose tra le due, incrociando le braccia per formare un campo di
forza che le protesse, anche se sentì la pelle bruciare per il calore.
"Anche tu! Cosa vuoi? Perché vi immischiate nella mia vita? Dovete morire!
Tutti!" gridò la strega sollevando le mani in aria.
"Qui nessuno morirà
donna!" gridò Ghost arrivandole addosso con la sua moto.
Beth fu spinta contro la parete di un palazzo, si rialzò e stava per dire
qualcosa, quando, d'un tratto, portò le mani davanti agli occhi e lanciò un
grido.
Si sollevò di qualche centimetro in aria e poi ricadde a terra.
"E adesso? Che le è preso?" chiese Cecilia
Meredith Weasley guardò gli ultimi granelli di sabbia calare lungo la
clessidra.
Quando tutta la sabbia finì per accumularsi nel reparto inferiore, la donna si
sollevò alzando le mani, trionfante
"Siamo di nuovo... vive..." Joyce si guardò le mani stupita, ma
quella che usciva dalla sua bocca non era la voce con cui parlava fino a poco
fa.
"Certo che poteva trovare dei corpi messi meglio..." fece notare
Alana Underwood giungendo al cospetto delle due su una passerella di ghiaccio.
"Cosa importa? Li ringiovaniremo e li renderemo più belli con la magia!
Ciò che conta è che abbiamo di nuovo un nuovo corpo!" si rallegrò Melanie.
Non stavano più prestando alcuna attenzione al Project Sabbath.
"Cosa?" Beth aprì gli occhi e dalla sua bocca uscì una voce che
nessuno dei presenti riconobbe.
"Beth... stai bene? Cosa ti è preso?" fece Beck porgendole una mano.
Beth si guardò intorno."No... non può essere... sono di nuovo viva?"
"Si! Le streghe sono rinate! Le loro anime hanno attecchito nei corpi
delle sciocche che ho coinvolto nel rito! Quelle stupide pensavano di ottenere
il potere, ma sono solo impazzite e le loro anime sono state rimpiazzate!"
rise felice Meredith "Adesso avrò il mio premio! Avrò il vero potere!
Avrò... il... Agh..."
La donna si inginocchiò portando la mano alla gola.
Tossì un paio di volte e poi perse i sensi.
Next:
la Caccia di Mezzanotte 2° atto.
NOTE DI CARLO
Questa
Ultimate Edition raccoglie gli ultimi cinque episodi di Ghost Rider scritti da
Xel. Ne rimane uno, l’11, che verrà raccolto a parte in una UE che conterrà
anche le altre storie del crossover "La Caccia di Mezzanotte" non
appena questo sarà completato . Si tratta di un episodio singolo e di due mini
saghe da due episodi. (In realtà tre, ma l’11, come abbiamo detto si inquadra
nel crossover“La Caccia di Mezzanotte). Il primo episodio tocca un tema
delicato come l’aborto. Ovviamente ci sarà stato e ci sarà chi leggendo quella
storia esprimerà opinioni diverse da quelle di Xel, ma sia chiaro: si potrà
essere d’accordo con lui o dissentire su quanto afferma più o meno apertamente,
ma resta il fatto che il suo punto di vista resterà, comunque, degno di
rispetto, come quelli contrari. Per il resto, vi lascio alle note da lui stesso
compilate ed appena aggiornate.
NOTE DI XEL
1)
Il Chirurgo
salta fuori da una storia di Devil, pubblicata su Devil & Hulk 6, in cui
veniva fermata dall'azione combinata di Cornetto e dell'Uomo Ragno.
2)
Latore di Morte
(Deathurge) è un'entità al servizio di Oblio. Ha incontrato il precedente Ghost
su All American Comics 45. E qui le cose sono due, o ha incontrato anche questo
Ghost da qualche altra parte, o questo Ghost e il precedente sono più collegati
di quanto sembri :P
3)
Finisce la
breve sottotrama del Sudario, che forse avrebbe meritato di essere dipanata più
a lungo... ma il personaggio era impegnato da un altro autore e io stesso mi
sono reso conto che in Ghost ci sono già abbastanza sottotrame per aggiungerne
altre. Ma non è detto che in un prossimo futuro non lo rivedremo!
4) Il Rapture è un recupero dall'universo 2099 (il mio ennesimo, altri li trovate su Darkhold e su Spiriti della Vendetta 12). Ne saprete di più nei prossimi numeri: vi dico solo che nel futuro dell'universo Marvel quella droga è una delle più diffuse e temute.
5) Nel primo episodio ho cercato di far trasparire la mia opinione sul tema dell'aborto, senza tuttavia imporla eccessivamente. Alla fin fine è un argomento troppo complesso per poterlo risolvere con una semplice censura.
6)
Il Cavaliere del Teschio è stato un personaggio
ricorrente fino a quando è stato
catturato dal Project Sabbath. Quando e dove riapparirà è un segreto.
7)
Vi avverto che
il Project Sabbath ha fatto altre apparizioni su Spiriti della vendetta 17 e
Darkhold 13.
.
8)
Ritroviamo Carta e Bandana i due vigilantes visti
durante Braccato, scopriamo le loro identità civili e facciamo la conoscenza di
altri due personaggi che, potete contarci, saranno importanti nei mesi a
venire.
9)
Riguardo Oblio
(qui nella sua più loquace apparizione che la storia Marvel ricordi):
l’incarnazione della non-esistenza, cioè di tutto ciò che non è vivo e non
esiste nel senso che attribuiamo al termine. , i suoi poteri sono ad un livello
incommensurabile, al pari di altre entità astratte come Eternità, Morte ed
Infinità. Non utilizza tali poteri direttamente ma preferisce operare tramite
agenti. Oblio usa delle manifestazioni sia di sua creazione che della
Dimensione delle Manifestazioni, ed è presumibilmente in grado di assumere
qualsiasi forma desideri. È il "capo" del Latore di Morte. Grazie a
Fabio Furlanetto per le info sui due personaggi.
10) Il rito alla Weasley prosegue, la quinta
ragazza si è rivelata essere Britney, l'amica della sorella della vigilante
Nota come Carta (nata in questa serie nel numero 3).
11) Si risolvono alcuni misteri, sia relativi
all'identità di Ghost (si, è Noble Kale... ma chi sarà il suo corpo ospite?
Fate due più due e lo capirete...) sia relativi ad alcuni nodi ancora insoluti
della serie originale, quelli relativi agli ultimi numeri, scritti da Ivan
Velez Jr. In questi numeri Ghost arrivava all'inferno e ne diventava sovrano,
tuttavia qualche tempo dopo Ghost Riapparve sull'Uomo Ragno affermando che
tutto ciò era falso, anche la sua identità di Noble Kale. Nelle prime
apparizioni Mit di Ghost si è ignorata tutta la saga infernale, come a dire che
Ghost avesse ragione nel dire che fossero menzogne, tuttavia Ghost era sempre
Noble Kale, presentandosi in una versione ibrida... Qui (e su Spiriti della
Vendetta 16) ne abbiamo scoperto di più, anche se in modo un pò sibillino...
12) Meredith Weasley è apparsa per la prima volta
su Ghost Rider 3, Janet Lin, Melanie Blueberry e Joyce Landau si sono viste,
sempre per la prima volta, nel 4, Alana Underwood e Britney Allen sono apparse
rispettivamente negli episodi 6 e 7 ed
hanno partecipato al rito negli episodi 7 ed 8.
13) Katie
"Carta" Holmes e Ralph "Bandana" Houston sono apparsi nel
numero 3. Qui, oltre a saperne un po' di più sul loro passato, diciamo addio al
povero Ralph!
14) Nel suo Dialogo con padre Bernard, oltre a
citare il dialogo che i due hanno avuto sul numero 2, ricorda il suo incontro
con l'Uomo Ghiaccio su gli X-Men MITA 97.
15) Ski Sokolowoski, Salvador Garcia e Angela
Sheen sono i tre membri del Project Sabbath, la squadra governativa che ormai
ci fa compagnia sin dal numero 3. Vi ricordo che Rebecca Morgan e Sirius Green
sono assenti, perché all’epoca occupati nella sede di New York (come visto su
Spiriti Della Vendetta 17).
16) Ghost diventa sempre di più una serie corale,
dove il nostro Noble divide la scena non solo con Cecilia, ma anche con tutti
gli altri comprimari che a poco a poco si stanno ritagliando il loro spazio:
Carta, il Project Sabbath, Michael e Gabriel... In questa storia sbocca la
sottotrama di Meredith Weasley, ma molte rivelazioni ci attendono ancora nel
prossimo numero.
Prima di leggerlo, mi raccomando, recuperate La Tomba Di Dracula, dove potrete
leggere il primo capitolo del crossover che impazzerà nelle testate dei Figli
della Mezzanotte!
XEL AKA JOJI